Di fronte al suo dilagare, molti commentatori hanno definito “Perfect Storm” la pandemia da SARS-CoV-2; il termine identifica una tempesta particolarmente violenta, frutto della rara combinazione di un insieme di fattori meteorologici avversi, oppure di una condizione particolarmente critica, derivante da un gran numero di fattori negativi e (di solito) imprevedibili.
In effetti l’elevato tasso di trasmissione e la mortalità da SARS-CoV-2 sono al di fuori del controllo umano, come anche le particolari caratteristiche biologiche che ne caratterizzano la virulenza.
Brandt AM si chiede: “Le epidemie sono veramente il risultato di una combinazione di forze insolite e imprevedibili, come suggerirebbe l’idea di “Perfect Storm”? O sono sostanzialmente modellate da azioni (e inazioni) umane di lunga data?”
Nel contesto dell’epidemia di AIDS, lo IOM (Institute of Medicine, USA) ascriveva le nostre vulnerabilità ad una vasta gamma di minacce di tipo infettivo. Già nel 1992 sosteneva che “il modo migliore per prepararsi al futuro è sviluppare e attuare strategie preventive in grado di affrontare le sfide offerte da microbi emergenti e riemergenti. È infinitamente meno costoso affrontare una malattia emergente in fase precoce – e quindi prevenirne la diffusione – che controllarla con il trattamento.”
IOM raccomandava quattro aree da potenziare: 1) strutture sanitarie “centrali”, 2) ricerca su malattie infettive e formazione su sorveglianza delle epidemie, 3) sviluppo di vaccini e farmaci, 4) informazione della popolazione e modifica dei comportamenti.
La ripetuta comparsa di nuove infezioni d’origine animale, come la Sindrome Respiratoria Acuta Severa (SARS), l’influenza H1N1, la Sindrome Respiratoria Mediorientale (MERS), Zika ed Ebola, nonché la rinascita di vecchie malattie infettive come morbillo e colera, sottolinea la realtà che le epidemie globali dovrebbero essere previste, e che i loro danni dovrebbero essere anticipati. Focolai di malattie zoonotiche non sono eventi astratti: riflettono cambiamenti complessi dell’ecosistema, in gran parte guidati dal comportamento umano. In tale cornice parlare di “Perfect Storm” omette nostre responsabilità sull’incremento di zoonosi emergenti, di eventi meteorologici estremi, oltre che degli effetti sproporzionati di tali eventi sulle persone più vulnerabili.
Le passate esperienze hanno chiarito che gli investimenti a lungo termine nel monitoraggio e nella sorveglianza delle malattie, nella ricerca scientifica e nelle infrastrutture di Sanità Pubblica, sono le chiavi per contenere minacce emergenti. Tali strategie non sempre rientrano nel paradigma biomedico, che sostiene invece interventi più settoriali, quali sviluppo di vaccini e nuove terapie.
Le epidemie non sono semplicemente eventi naturali: sono anche risultato di azioni umane, sia nel loro emergere che nel loro contenimento. Se insistiamo nel definire “Perfect Storm” ogni nuova epidemia, diventa molto difficile creare nella popolazione la convinzione che dobbiamo e possiamo essere in grado di prepararci ad affrontare futuri eventi critici.
SARS-CoV-2 non è una novità; i suoi focolai di diffusione erano stati da tempo annunciati!!!
Riferimenti
Allan M. Brandt, Ph.D., and Alyssa Botelho. Not a Perfect Storm — Covid-19 and the Importance of Language.
N Engl J Med 2020; 382:1493-1495 DOI: 10.1056/NEJMp2005032