COVID -19, Social media e comunicazione scientifica


Le nostre conoscenze su COVID 19 sono cresciute in modo esponenziale in pochissimo tempo: nel dicembre 2019 i media segnalano un focolaio di infezioni respiratorie a Wuhan nella provincia di Hubei in Cina, entro l’8 gennaio 2020 viene identificato il virus responsabile (Betacoronavirus), tre mesi dopo sono censiti a livello globale 1,3 milioni di casi e 75.000 decessi.  L’esplosione della pandemia ha richiesto risposte immediate da parte delle autorità sanitarie pubbliche, e in questo i social media hanno avuto un ruolo chiave.

Twitter ha una rete di utenti globale mensile stimata di 330 milioni, rete utilizzata anche da scienziati ed epidemiologi per scambi scientifici; In occasione della pandemia, ha consentito la comunicazione globale in tempo reale, su una scala mai vista prima. Tutto questo presenta vantaggi e criticità, come evidenziano Pollett S. e Rivers C., riferendosi a tre aspetti chiave in ambito epidemiologico.

1.Entro dieci giorni dall’allarme epidemia, Twitter diffonde alla comunità scientifica globale la prima intera sequenza del genoma di SARS-CoV-2 e, nell’arco di pochi giorni, anche il protocollo di un primo test diagnostico PCR.

Attraverso l’analisi del genoma si è potuto stabilire che il virus ha origine animale, e può essere trasmesso da uomo a uomo. Oltre a consentire condivisione e discussione su analisi filogenetiche del virus, Twitter ha permesso agli scienziati di condividere protocolli e freeware bioinformatici per ottimizzare efficienza e qualità del sequenziamento di SARS-CoV-2.

2. La stima dei parametri epidemici è stata fondamentale per prevedere il trend epidemico e informare il processo decisionale. Twitter ha svolto un ruolo chiave nel diffondere dati open source sempre aggiornati e condivisi da gruppi indipendenti, consentendo confronti incrociati.

Le prime stime dei casi attesi (Indice R0) hanno offerto una dimensione del fenomeno, ma sono state successivamente confutate da studi formali pubblicati su riviste scientifiche.  Discussioni in tempo reale su Twitter hanno fatto emergere come nella valutazione della gravità di un epidemia sia importante il follow up dei casi e il calcolo dei tassi di letalità, su campionamenti che non siano eseguiti in fase iniziale epidemica. Fornire tassi di letalità attendibili è fondamentale per quantificare rischi e pianificare risorse; nell’attuale pandemia sono state gonfiate le stime iniziali del tasso di letalità: inoltre, non si sono   potuti fare confronti attendibili tra morbilità e mortalità per COVID 19 e influenza pandemica.

E’ pertanto evidente la necessità di pubblicazioni rigorosamente sottoposte a revisione paritaria clinico – epidemiologica di esperti; i dati attuali evidenziano come il discorso pubblico sull’epidemia sia stato prevalentemente guidato da informazioni non scientificamente validate.

3. Il terzo elemento riguarda la critica da parte della prestigiosa rivista Nature Microbiology a studiosi colpevoli di   aver pubblicato l’analisi genomica di SARS-CoV-2, attraverso Twitter, senza controllare la fonte dei dati; la confutazione in tempo reale ha portato al rapido rifiuto di una affermazione secondo cui i serpenti sarebbero stati il probabile serbatoio animale del virus. Allo stesso modo, sono state preziose le rapide correzioni di interpretazioni dei giornalisti sul ruolo del pangolino circa l’origine della pandemia.

In conclusione Twitter si è dimostrato un valido mezzo per diffondere in tempo reale e a livello globale dati su origine del virus, trend epidemiologico e stime su letalità virus-correlata. Sono state informazioni vitali per guidare processi decisionali, anche se alcuni dati epidemiologici sono stati successivamente ridimensionati da riviste sottoposte a rigida revisione.

Twitter rimane un’arma a doppio taglio: fondamentale nella rapida comunicazione scientifica, ma gli scienziati stiano attenti prima di condividere sui social proprie ricerche!  

Riferimenti

Pollett S, Rivers C.  Social media and the new world of scientific communication during the COVID19 pandemic. Clinical Infectious Diseases, ciaa553, https://doi.org/10.1093/cid/ciaa553