Il problema.
Durante il lockdown molti Paesi hanno forzatamente chiuso i Servizi per la Salute Sessuale e Riproduttiva, in quanto considerati “non essenziali”; è pertanto mancato l’accesso ad interventi come la contraccezione o l’aborto legale. Su questo tema si sono espresse importanti Organizzazioni Internazionali:
- UN Population Fund (UNPF) segnala l’effetto devastante dell’epidemia sulle donne: stima che nel mondo si siano verificate 7 milioni di gravidanze indesiderate con potenzialmente migliaia di morti a causa di aborto “non in sicurezza” e nascite complicate da mancato accesso alle cure in emergenza. Tutto ciò accompagnato da un vertiginoso incremento della violenza di genere “Una pandemia all’interno di una pandemia”.
- Marie Stopes International (MSI), organizzazione impegnata in 37 Paesi e più importante fornitore di Servizi di pianificazione familiare In Nepal e in India, prevede che il lockdown impedirà a circa 9 milioni di donne di avere l’accesso a Servizi dedicati, con conseguenti circa 3 milioni di aborti “non in sicurezza” e 11.000 decessi correlati alla gravidanza. Attualmente molti Servizi stanno riaprendo, ma per molte donne e ragazze il danno è già stato fatto.
- Foundation for Reproductive Health Services, affiliata MSI, stima che l’interruzione causata dal lockdown potrebbe impedire a circa 26 milioni di coppie di accedere alla contraccezione, portando a 2,3 milioni le gravidanze indesiderate e ad oltre 800.000 gli aborti “non in sicurezza”, terza causa di morte materna in india.
- Ipas Development Foundation (IDF), organizzazione che si concentra sulla pianificazione famigliare e sulla fornitura di cure complete per l’aborto, denuncia che in India il Sistema Sanitario è al collasso e che Strutture che offrivano servizi per le donne sono attualmente dedicate a prevenzione, diagnosi e cura di COVID-19. Inoltre, dopo il lockdown molte donne hanno raggiunto il secondo trimestre di gravidanza; poche di loro sono a conoscenza che in India l’aborto è legale sino alla 20a settimana e, nei casi di stupro, incesto o quando la madre è minorenne, sino alla 24a settimana. L’India, tuttavia, pare non in grado di fornire l’aborto nel secondo trimestre, anche se legale.
Un ulteriore rischio, conseguente all’interruzione della catena di approvvigionamento globale di contraccettivi, è rappresentato dal possibile incremento di infezioni a trasmissione sessuale (HIV compreso) tra le adolescenti, popolazione considerata a maggior rischio:l’ incremento di COVID-19 e di infezione da HIV avrebbe conseguenze catastrofiche.
Infine durante il lockdown è esplosa in modo drammatico la violenza contro donne e ragazze: in India si è osservato un incremento del 175% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e un trend simile si è verificato in Colombia dove opera IDF. Va ricordato che durante il blocco, sia nei Paesi industrializzati che in quelli in Via di Sviluppo, sono aumentate le chiamate alle hotline, la richiesta di protezione e di servizi di counselling.
Si riuscirà a mitigare i danni della pandemia?
Un suggerimento può derivare dall’esperienza Africana durante l’epidemia da virus Ebola. La più grave minaccia alla vita delle donne e delle ragazze non è stato tanto il virus quanto il blocco dei Servizi Sanitari impegnato a gestire l’epidemia. Come risposta si è cercato di spostare gradualmente al di fuori degli Ospedali l’attività di pianificazione famigliare, distribuendo gratuitamente profilattici attraverso le farmacie o in sedi in cui le donne potevano avere facile accesso. Con COVID-19 si ripropone la stessa situazione; sembrerebbe pertanto opportuno riattivare i ruoli dell’ostetrica e dell’operatore sanitario di comunità in modo che le donne possano accedere alla contraccezione in luoghi non lontani dalla propria residenza.
Di seguito alcuni esempi:
- in Australia, sin dall’inizio dell’epidemia, il Governo ha potenziato i Servizi di Telemedicina: le consultazioni per l’aborto medico precoce sono aumentate del 25%. L’esperienza ha evidenziato che l’uso dei Servizi di Telemedicina elimina la paura del contagio e riduce la pressione su Sistemi Sanitari in difficoltà
- In Inghilterra, alla fine di marzo, è stato temporaneamente consentito l’aborto medico al domicilio sino alla 10a settimana
- In Sudafrica sono attivi Servizi di teleassistenza per consultazioni a distanza, tra cui anche l’erogazione di pillole per l’aborto medico
- In Etiopia, ad Addis Abeba, il Governo ha approvato un programma pilota per gli infermieri che fornisce aborto medico al domicilio
- In Nepal, come anche in India, sono state modificate le Linee Guida nazionali, in modo da prevedere che l’ aborto medico possa essere erogato al di fuori delle strutture sanitarie.
In conclusione, tra i molteplici devastanti effetti, la pandemia sta mettendo in evidenza le profonde disuguaglianze correlate alle differenze di genere. I Governi hanno il compito di proteggere la salute dei propri cittadini ed è auspicabile che, alla luce di quanto sopra denunciato, possano fare scelte più ambiziose che non in precedenza, tra cui anche l’implementazione della telemedicina. Proteggere donne e ragazze dalle conseguenze spesso mortali di una gravidanza non voluta rappresenta un impegno prioritario; le recenti positive esperienze dei Paesi sopra citati potrebbero rappresentare un punto di partenza su cui riflettere.
Riferimenti
Cousin S. COVID-19 has “devastating” effect on women and girls. The Lancet 2020, 10247:301-302. https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)31679-2