COVID- 19. Vaccinare i bambini


Cosa sappiamo

L’età biologica è il principale fattore di rischio associato alla gravità clinica di COVID-19. Sebbene conti molto anche la concomitante presenza di altre patologie, condizione più frequente nell’adulto, non si spiega perché nei bambini e nei ragazzi l’infezione da SARS-CoV-2 tenda ad essere lieve o addirittura asintomatica. L’aumento del rischio dai 5 ai 18 anni è stato anche statisticamente misurato, e si dimostra progressivo.

Una interessante ipotesi tiene conto che esistano in circolazione altri quattro coronavirus endemici che causano nel bambino frequenti infezioni lievi, ma in grado di indurre una risposta anticorpale. Esistono delle omologie tra le proteine spike (bersaglio dei vaccini anti COVID-19) di questi virus e di SARS-CoV-2, per cui il bambino che contrae la malattia sarebbe già in qualche modo attrezzato a difendersi, suggerendo una capacità di protezione incrociata contro le varianti che preoccupano. Nel corso della vita, le differenti risposte immunitarie a SARS-CoV-2 potrebbero essere condizionate dal momento di esposizione di un individuo ai quattro coronavirus umani endemici. Nei bambini le risposte immunitarie contro questi ultimi vengono mantenute per tutta la vita, ma non forniscono un’immunità sterilizzante, motivo per cui le infezioni ricorrenti causate da virus endemici sono comuni, e il modello potrebbe replicarsi anche dopo l’infezione da SARS-CoV-2.

Perché vaccinare i bambini?

Nonostante quanto sopra, la diffusione di SARS-CoV-2 tra bambini e ragazzi è diventata molto alta, soprattutto dopo la comparsa delle varianti Delta e Omicron ad elevata diffusibilità: secondo l’Istituto Superiore di Sanità, circa 6 bambini su 1.000 vengono ricoverati in ospedale, e circa 1 su 7.000 in terapia intensiva.

Non meno rilevante è il fatto che anche nei bambini che hanno superato la malattia si possa manifestare quella condizione già osservata negli adulti, nota come post-COVID o long-COVID. Il soggetto guarisce ma nel corso dei mesi seguenti continua a manifestare sintomi più o meno gravi a carico di diversi organi e apparati. Nel febbraio ’22, un comitato di studiosi ha concordato ufficialmente la definizione nei bambini: “La condizione post-COVID-19 si presenta nei giovani con una storia di infezione da COVID-19 confermata, con almeno un sintomo fisico che persiste per un minimo di 12 settimane dopo il test iniziale, che non può essere spiegata da una diagnosi alternativa. I sintomi hanno un impatto sul funzionamento nella vita quotidiana, possono proseguire o svilupparsi dopo il COVID-19, e possono fluttuare o ripresentarsi nel tempo”. Per questo è raccomandato ai pediatri di richiamare il paziente per un controllo dopo 15 giorni dalla negativizzazione del tampone molecolare.

Per le ragioni citate è partita in tutto il mondo l’estensione della vaccinazione ai minori di 18 anni, e con essa anche gli studi sulla relativa risposta.

Come rispondono i bambini alla vaccinazione

I dati emersi finora rivelano che l’immunità contro Covid-19 sviluppata nei bambini è più robusta e duratura che negli adulti, sia per quanto riguarda la produzione anticorpale che il compartimento cellulare (cellule T memoria ed effettrici). Dopo la vaccinazione (o l’infezione) i bambini:

  • Sviluppano una risposta anticorpale elevata contro la proteina spike
  • Questa risposta anticorpale ha potenziato anche le risposte contro i coronavirus stagionali endemici (cross-reattività)
  • La neutralizzazione delle varianti virali è paragonabile tra bambini e adulti. 
  • Le risposte dei linfociti T specifici per spike sono più del doppio nei bambini rispetto agli adulti.
  • I bambini hanno mantenuto la risposta anticorpale e cellulare a 6 mesi dall’infezione, mentre negli adulti si è verificato un relativo declino. 

Pertanto, i bambini producono forti risposte immunitarie e, se si considera lo scenario attuale in cui la variante omicron sembra possa diventare un’infezione endemica, questi risultati confermano come l’immunità generata durante l’infanzia possa fornire una protezione solida e prolungata, anche per i Covid emergenti.

Vaccini per soggetti <18 anni

  • Fascia 12-15 anni. Per questa fascia di età sono in corso le somministrazioni dei due vaccini a mRNA, Pfizer/Comirnaty o Moderna/Spikewax, nelle identiche formulazioni dei rispettivi vaccini per gli adulti. Il ciclo prevede due somministrazioni a distanza di 21 giorni per Pfizer e 28 giorni per Moderna. Una terza dose (booster) è somministrata tra 4 e 6 mesi dal completamento del primo ciclo, con vaccino Pfizer.
  • Fascia 5-11 anni. L’unico vaccino autorizzato in Italia per la fascia di età 5-11 anni è il vaccino Pfizer/Comirnaty, a partire dal 1° dicembre 2021. La composizione del vaccino è identica a quella per adulti, ma la dose è di circa un terzo. La vaccinazione comprende due dosi a distanza di 3 settimane l’una dall’altra. Al momento non è prevista la terza dose (booster), in attesa di ulteriori dati. L’altro vaccino a mRNA in uso, Moderna/Spikewax, è in attesa di autorizzazione Europea per questa fascia di età.
  • Fascia 6 mesi-4 anni. Pfizer aveva presentato alla FDA americana domanda di approvazione del vaccino nei bambini al di sotto dei 5 anni, ma la riunione per l’eventuale approvazione fissata per il 15 febbraio è stata rimandata su richiesta dello stesso produttore, in attesa di ulteriori dati. Infatti, la Compagnia si è resa conto che la gran parte della ricerca si è svolta prima che la varietà Omicron dilagasse e rendesse necessario un prolungamento di studio più aderente alla situazione attuale. I nuovi dati sono attesi per l’inizio di aprile.

Effetti avversi dei vaccini

Comuni. Nel braccio dove è stata fatta l’iniezione possono verificarsi dolore, rossore e gonfiore. Dopo alcune ore dalla vaccinazione, può comparire stanchezza, mal di testa, dolori muscolari, brividi, febbre e nausea. Tali sintomi sono generalmente di lieve entità e si risolvono nel giro di 1-2 giorni.   

Con l’eccezione del dolore al sito di iniezione, sono stati più numerosi i soggetti che hanno riportato questi effetti collaterali dopo la seconda dose, piuttosto che dopo la prima. È dunque importante ricordare che i bambini che verranno vaccinati potranno avere alcuni effetti collaterali – peraltro lievi – dopo entrambe le dosi, anche se la maggior parte di loro non avrà nulla

Rari. Un evento avverso molto raro (uno ogni 50 – 100.000 vaccinazioni circa), e descritto nei ragazzi più grandi, è la miocardite, cioè l’infiammazione del muscolo cardiaco. Si tratta in ogni caso di una condizione controllabile con terapia medica. Ammesso (ma non concesso) che la miocardite sia collegata al vaccino, occorre ricordare che miocarditi e pericarditi gravi possono manifestarsi in corso di COVID-19.

Riferimenti