Allattamento al seno negli anni 2000. Proteggerlo, Promuoverlo, Supportarlo


La natura

I neonati al di sotto dei 12 mesi di vita e i bambini piccoli tra 12 e 36 mesi che sono stati allattati dalle loro madri, vivono, crescono e si sviluppano pienamente grazie alla natura dinamica e interattiva dell’allattamento al seno e alle proprietà uniche del latte materno. L’allattamento al seno promuove lo sviluppo salutare del cervello, ed è essenziale per prevenire la triade: malnutrizione, suscettibilità alle malattie infettive e mortalità, e contemporaneamente ridurre il rischio di obesità e malattie croniche nella vita futura, sia nei Paesi a basso che ad alto reddito. Inoltre, garantisce l’intervallo tra le gravidanze, in quanto una madre che allatta rilascia degli ormoni che bloccano l’ovulazione, causando l’amenorrea da allattamento. Anche la salute della madre gode di benefici, quali la protezione da malattie croniche, compresi il cancro alla mammella e alle ovaie, il diabete di tipo 2 e la malattia cardiovascolare. In totale, i benefici dell’allattamento materno nei primi mesi di vita riguardano i bambini, le madri, le famiglie e la società sul lungo termine, con l’aggiunta di grandi risparmi economici.

Allattamento materno vs. assunzione di formule artificiali

Il latte materno contiene fattori nutritivi e non-nutritivi che, uniti all’interazione madre-figlio e alle circostanze specifiche dell’allattamento, hanno un ruolo cruciale nella crescita e nello sviluppo del bambino. Progressi pionieristici sono stati fatti nell’ultima decade sulla composizione del latte materno e la biologia di questo sistema unico di nutrimento funzionale e sulle sue implicazioni sociali e psicologiche. Ma siamo ancora all’inizio! Scontata la pura composizione chimica in proteine, grassi e carboidrati, oggi il focus si concentra sul cosiddetto microbioma, componente biologico multifunzionale prima trascurato, costituito da un’ampia varietà di oligocomponenti, tra loro interdipendenti e con effetti sulla salute del bambino: nuovi studi mostrano che il glutammato e la glutammina sono gli aminoacidi liberi più abbondanti nel latte, contando insieme fino al 70% del totale, in qualunque periodo dell’allattamento. Questi promuovono la crescita delle cellule epiteliali intestinali, hanno un effetto immunomodulatore, possono modificare il microbiota intestinale e sono direttamente correlati all’aumento di peso del neonato. Nuove scoperte riconoscono che ci sono differenze nella composizione di proteine totali e aminoacidi liberi tra il latte all’inizio e quello alla fine della suzione. La composizione in aminoacidi del latte cambia dunque durante ogni episodio di allattamento e nelle diverse sedute, anche in risposta allo stato fisico ed emozionale della madre. Dato il contenuto dinamico di questi elementi, è chiaro che anche l’aggiunta di notevoli quantità di aminoacidi liberi ai latti formulati non può riprodurre il profilo amminoacidico del latte materno né i suoi benefici effetti sul bambino.

Il secondo punto focale oggi è quello dell’interscambio del microbiota: questo insieme di  batteri “buoni”, particolarmente il Bifidobatterio, vivono nell’intestino ed aiutano a combattere le malattie, digerire il cibo e regolare l’evoluzione del sistema immunitario del bambino. Inoltre, soltanto l’allattamento materno può passare al bambino gli anticorpi acquisiti dalla madre tramite le vaccinazioni e la sua naturale esposizione ad antigeni ed allergeni. Durante la pandemia di Covid-19, numerosi studi hanno riportato la presenza di anticorpi neutralizzanti il virus in seguito a vaccinazione o infezione della madre. Anche l’attivazione di linfociti T regolatori (immunità cellulare) è stata dimostrata, con conseguente protezione contro l’autoimmunità e l’enterite necrotizzante. L’allattamento fornisce al bambino la sua prima forma di protezione immune contro le malattie infettive.

Gli ormoni contenuti nel latte stimolano l’appetito del neonato e aiutano a regolarne il sonno, mentre i cambiamenti ormonali, fisiologici e metabolici che si verificano nella madre durante l’allattamento sono salutari per tutto il decorso della sua vita.

La differenza più clamorosa rispetto all’allattamento artificiale, è che l’allattamento al seno è molto di più di un semplice passaggio di nutrimento dalla madre al bambino. Sin dal 2016 la rivista Lancet aveva documentato l’importanza dell’interazione madre-bambino durante l’allattamento. In aggiunta ad influenzare, con l’atto della suzione,  la struttura cranio-faciale del neonato e ridurre il rischio di mal occlusione, il contatto pelle-pelle aiuta meccanismi di maturazione, tra cui il controllo della temperatura, il metabolismo e l’adattamento diurno. L’assunzione diretta, e non da biberon, del latte materno (comunque superiore all’allattamento artificiale) è stata associata nel prosieguo con minori livelli di asma, probabilità più alte di prevalenza di bifidobatterio nel microbiota e potenziale migliore autoregolazione dell’infante nell’introduzione di energia, cioè, alla lunga, una protezione contro il rischio di obesità futura. Succhiare al seno fa rilasciare da parte della madre ossitocina, prolattina e altri metaboliti che rinforzano il legame madre-figlio e riducono lo stress di entrambi. Tutto questo è influenzato da diversi fattori, tra cui la genetica, la dieta materna, le modalità del parto, l’uso eventuale di antibiotici, la localizzazione geografica e l’ambiente. Questi sono benefici evoluzionari, e rappresentano gli unici elementi di adattamento specifici di quella madre e di quel bambino con il loro ambiente. Essi andrebbero persi se l’allattamento non venisse incoraggiato. È evidente ieri, e più ancora oggi, dopo studi approfonditi, che le interazioni e i risultati dell’allattamento al seno non possono essere replicati artificialmente.

Come e quando allattare

OMS raccomanda l’esclusiva nutrizione con latte materno per i primi 6 mesi di vita, e la continuazione per almeno i primi 2 anni di vita con associazione di un alimento supplementare introdotto a 6 mesi dal parto. Tuttavia, globalmente molte madri che potrebbero e vorrebbero allattare trovano ostacoli chiave a tutti i livelli, in un mondo governato dal “mercato”. Una iniziativa OMS unitamente a UNICEF, è Baby-Friendly-Hospital-Initiative (BFHI) finalizzata a creare, nelle strutture sanitarie, un ambiente in grado di fornire un’assistenza che metta al centro il benessere della donna e del neonato e che sia di sostegno all’allattamento. In Italia, è recepita come Ospedale Amico dei Bambini e Comunità Amica dei Bambini, ed è articolata in dieci punti per preparare e sostenere già in ospedale l’allattamento naturale. La pratica sostenuta nell’iniziativa non è sempre adeguatamente applicata nei diversi sistemi sanitari, sovente per scarsità di personale preparato e per pratiche di marketing che violano il Codice Internazionale emesso da OMS, che stabilisce regole per il mercato dei sostituti del latte materno. Non dimentichiamo inoltre che un terzo dei neonati dei Paesi a basso/medio reddito ricevono, nelle prime ore di vita, una alimentazione (generalmente acqua e latte animale) prima di essere attaccati al seno. Tale alimentazione è fortemente associata con un inizio ritardato dell’allattamento vero e proprio.

Cosa rema contro

Politiche inadeguate o insufficienti per proteggere la maternità, e mercato del lavoro che non tiene sovente conto del diritto della donna alla maternità, creando così disuguaglianze di genere. Per esempio, le donne che lavorano non ovunque hanno accesso al congedo per maternità e alla retribuzione dovuta, ad orari flessibili che contemplino pause adeguate all’allattamento. Il congedo paternale è ancora agli albori. L’aumento del reddito e l’urbanizzazione danno spazio a pratiche aggressive di marketing da parte di produttori di latte artificiale, che possono risultare in norme socioculturali addirittura dannose. A livello individuale, giocano fattori legati alla specifica interazione madre-neonato, come il carico a livello fisico e mentale, l’ansia nell’affrontare il comportamento del neonato, l’auto-dichiarata insufficienza di latte e il senso di inadeguatezza auto-percepito. Sebbene non ancora studiati a fondo, il comune adattamento del neonato all’ambiente post-nascita, il pianto frequente, il comportamento instabile, la breve durata del sonno notturno, e altro, sono comunemente interpretati dai genitori, familiari e operatori sanitari come segni di problemi di alimentazione. Il mercato aggressivo del latte formulato rinforza e aggrava tali interpretazioni, con affermazioni non sostenute da prove solide, affermando che l’allattamento artificiale può migliorare questi comportamenti: in pratica, sfrutta le insicurezze materne offrendo prodotti come soluzioni anche a falsi problemi (vedi intolleranze e allergie). Non stupisce che questi fastidi del neonato siano la ragione presentata da più della metà delle madri globalmente per introdurre il latte artificiale prima dei 6 mesi dal parto, o per smettere del tutto di allattare. La responsabilità dell’allattamento al seno non è tutta della madre: revisioni accurate di studi ed esempi sperimentali in diversi Paesi assicurano che si può migliorare tramite un approccio collettivo al problema che includa iniziative di informazione e sostegno pratico a livello capillare nella popolazione, nel rispetto del modello socio-economico di ogni diverso contesto.

Riferimenti