L’obesità è una delle condizioni più frequenti che si presentano alla Medicina di Base, ma non c’è nessun’altra patologia in cui regnino altrettanta confusione, pregiudizi e malintesi sul modo corretto di trattarla. Molti credono ancora che si tratti di un fallimento della volontà individuale: non è così. Una volta che una persona ha acquistato peso, il suo corpo subisce delle alterazioni metaboliche e dei cambiamenti ormonali che portano a resistere alla perdita di peso. Per questo motivo, le posizioni delle principali organizzazioni mediche di tutto il mondo sono confluite in una dichiarazione di consenso internazionale condotta dalla The Lancet Diabetes & Endocrinology Commission, il cui scopo è stabilire criteri obiettivi per la diagnosi dell’obesità e, per i medici, riferimenti per la decisione clinica e la scala delle priorità nel trattamento. È importante sottolineare che le raccomandazioni presentate dalla Commissione hanno ricevuto il più alto consenso dei membri (90-100%) e sono state riconosciute positivamente da 76 organizzazioni di tutto il mondo, comprese società scientifiche e organizzazioni di pazienti.
Prima raccomandazione: classificazione dell’obesità
L’obesità dovrebbe essere distinta in clinica e preclinica. L’obesità clinica è definita come una malattia sistemica cronica caratterizzata da disfunzioni di tessuti, di organi, dell’intero organismo, o una combinazione di questi, dovuta all’eccessiva adiposità. Cioè, se un soggetto ha sindrome metabolica e/o diabete, artrite o comunque limitazioni funzionali riconducibili alla sua obesità, è clinicamente obeso. L’obesità clinica può recare gravi danni d’organo, causando complicazioni che cambiano la vita e potenzialmente la minacciano, come infarto cardiaco, ictus e insufficienza renale. L’obesità preclinica è definita come una condizione di eccessiva adiposità con funzione di organi e tessuti inalterata e un rischio variabile, ma generalmente aumentato, di sviluppare obesità clinica e diverse altre malattie non trasmissibili, come diabete di tipo 2, malattia cardiovascolare, certi tipi di cancro e disturbi mentali. Il rischio di mortalità o di malattie correlate all’obesità aumenta in modo continuo man mano che il grasso aumenta e si passa da una condizione ancora di salute (o. preclinica) a quella di malattia (o. clinica).
Seconda raccomandazione: il BMI, Indice di Massa Corporea
Il valore del BMI è attualmente il caposaldo che definisce l’obesità, però bisogna prendere atto che la sola misura di questo parametro in certi casi sovrastima e in altri sottostima l’adiposità, e non fornisce un’informazione adeguata sul reale stato di salute dell’individuo, con conseguente trattamento inappropriato. Il BMI non distingue la massa magra (muscoli, ossa e organi) dalla massa grassa e non dà indicazioni sulla distribuzione del grasso corporeo, importante perché la quantità del grasso viscerale e di quello addominale aumentano il rischio. Il BMI dovrebbe essere usato nello screening, ma l’effettivo eccesso di adiposità o l’adiposità addominale devono essere confermati con metodi di misura diretti quali la bioimpedenza, l’assorbimetria a raggi X a doppia energia (DEXA) o altri, oppure con semplici dati antropometrici, il più comune dei quali è la misura del giro-vita.
Conclusioni
Oggi sono disponibili farmaci altamente efficaci per la perdita di peso, e non solo; effetti benefici si verificano sul metabolismo e sul rischio di complicazioni correlate all’obesità, quali la malattia cardiovascolare, l’apnea del sonno e l’osteoartrite. In conclusione, la Commissione suggerisce che la classificazione dell’obesità in preclinica e clinica permette di capire meglio la malattia e di indirizzare correttamente il trattamento ai pazienti giusti nel momento giusto.
Riferimenti
The Lancet Diabetes & Endocrinology Commission, Definition and diagnostic criteria of clinical obesity. The Lancet, 14 January, 2025. https://www.thelancet.com/commissions/clinical-obesity
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