L’antibiotico-resistenza
consiste nella capacità di un microrganismo di bloccare l’azione
antimicrobica di antibiotici, antivirali, antiparassitari, con il
risultato che il trattamento standard diventa inefficace, l’infezione
non guarisce e il microrganismoresistente può trasmettersi ad altre
persone.
Gli antibiotici sono
un’arma importantissima in medicina. Dalla scoperta della penicillina,
avvenuta nel 1940, numerosi composti sono entrati in commercio e milioni
di vite umane sono state salvate da infezioni mortali. Tuttavia l’uso
di antibiotici porta con sé il fenomeno di una progressiva resistenza
dei batteri; questi possono diffondere nella popolazione e provocare
infezioni difficilmente curabili, soprattutto se contagiano soggetti in
precarie condizioni di salute (pazienti ospedalizzati,
immunocompromessi, etc.).
A
livello globale muoiono ogni anno circa 700.000 persone per infezioni
causate da germi resistenti, tassi non inferiori a quelli provocati da
malattie molto diffuse come la diarrea o il diabete. Responsabili di
tale situazione sono non solo l’aumentato uso di antibiotici in assenza
di adeguate raccomandazioni sul loro impiego, l’inappropriato utilizzo
nella pratica medica (come, per esempio, la cura di infezioni lievi o di
tipo virale), ma anche l’uso incontrollato negli animali per aumentare
la produzione di carne.
L’organizzazione Mondiale della Sanità ha avviato un sistema globale di sorveglianza dell’antibiotico-resistenza (WHO-GLASS, Global Antimicrobial Surveillance System) che interessa 22 Paesi. Ha stilato una lista di batteri che rappresentano un rischio elevato per la salute e per i quali è necessario identificare nuovi antibiotici. Tra questi:
- Stafilococco e Pneumococco, responsabili di infezioni molto gravi in tutte le fasce di età. Penicillina e altri farmaci entrati successivamente in commercio, ha gradualmente perso di efficacia per il progressivo incremento di ceppi resistenti
- Enterobatteri responsabili di un ampio range di infezioni (vie respiratorie, vie urinarie, post chirurgiche), anch’essi divenuti resistenti a numerosi antibiotici
- Micobatterio della tubercolosi, per la devastante elevata prevalenza soprattutto nei Paesi a basso reddito e, in particolare, nelle aree più colpite dall’epidemia da HIV.
E’ dimostrato che la vaccinazione può
incidere sul fenomeno dell’antibiotico-resistenza in quanto impedisce la
comparsa di infezione e, di conseguenza, anche la necessità di
utilizzare antibiotici per il suo trattamento.
Risultati
importanti si sono ottenuti nel recente passato con la vaccinazione
contro Emofilo e Pneumococco. In Paesi in cui non esisteva la
vaccinazione, l’incidenza di infezioni gravi (meningiti, sepsi) da
Haemophilusinfluenzae tipo b (Hib) era di 3- 60 casi x 100.000 abitanti,
mentre a livello globale, nel 2005, le morti stimate
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per infezione pneumococcica
avessero raggiunto 1, 6 milioni.
Ricerche
in corso mirano a sviluppare vaccini per la prevenzione di infezioni
maggiormente diffuse tra soggetti “vulnerabili”. Tra queste, le
infezioni provocate da:
- Clostridium difficile, principale causa di diarrea in pazienti ricoverati in strutture sanitarie e la cui comparsa è da collegare proprio all’uso prolungato di antibiotici
- Streptococco di gruppo B, presente nelle vie genitali del 25% della popolazione e responsabile di malattie gravi in soggetti d’ambo i sessi e in ogni fascia di età, compresa quella neonatale, oltre che di nascite pre – termine
- Mycobacteriumtuberculosis. L’esistente vaccino (in uso da almeno 100 anni) è utilizzato soprattutto in neonati e in Paesi ad elevata endemia, in quanto avrebbe dimostrato di ridurre la comparsa delle manifestazioni più gravi della malattia (TBC miliare, meningite). Oggi è noto che, dopo la prima infanzia, la somministrazione di ulteriori dosi non previene la riattivazione della tubercolosi in soggetti già contagiati e a rischio.
Importanti barriere impediscono la
diffusione globale della pratica vaccinale. In molti Paesi, il tasso di
soggetti vaccinati contro Pneumococco o Emofilo è ancora drammaticamente
bassa (19-45%), nonostante la possibilità di favorire una maggior
copertura ampliando la licenzad’uso, in particolare dove la natalità è
elevata (Cina e India), migliorando la logistica per il trasporto in
sedi disagiate, aumentando i finanziamenti e, non ultimo, riducendo la
reticenza della popolazione alla vaccinazione.
In
conclusione, il problema dell’antibiotico-resistenza ha assunto
dimensioni globali. L’OMS ha avviato campagne per ridurre l’uso di
antibiotici che dovrebbero sensibilizzare sia chi li prescrive che la
popolazione in generale. I vaccini in uso sono un’arma importante nella
lotta all’antibiotico-resistenza; ben vengano studi e ricerche su nuovi
prodotti che agiscono contro microrganismi responsabili di infezioni
gravi in soggetti già a rischio per altre cause (ospedalizzazione,
immunocompromissione). Ulteriori strumenti per ampliare la copertura
vaccinale sono non solo la diffusione della licenza in Paesi che ne sono
privi, ma anche l’informazione della popolazione sugli indubbi vantaggi
personali, oltre che per la comunità in generale.
Riferimenti
Global Antimicrobial Resistance Surveillance System (GLASS). http://www.who.int/glass/resources/publications/early-implementation-report/en/
Global priority list of antibiotic-resistant bacteria to guide research, discovery, and development of new antibiotics. Http://www.who.int/medicines/publications/global-priority-list-antibiotic-resistant-bacteria/en/
Jansen KU et al. The role of vaccines in preventing bacterial antimicrobial resistance. Nature Medicine 2018, 24, 10-19. doi: 10.1038/nm.4465. https://www.nature.com/articles/nm.4465#bx1