Lunedì 10 marzo 2025 il National Institutes of Health (NIH), cioè il Ministero della Salute degli USA, ha visto tagliare completamente i finanziamenti federali per la ricerca sull’esitazione vaccinale e l’assunzione dei vaccini. La lettera inviata a tutti i Centri di studio del Paese recitava testualmente: “Questo finanziamento non rientra più tra le priorità dell’Agenzia per la Salute. La politica del NIH non considera prioritaria l’attività di ricerca mirata a migliorare la conoscenza scientifica sul perché gli individui siano esitanti di fronte un vaccino e/o sull’esplorare modi per aumentare l’interesse e il favore nei confronti dei vaccini. Il NIH ha l’obbligo di controllare attentamente ogni sovvenzione, per assicurare che il denaro dei cittadini che pagano le tasse sia utilizzato in modo da procurare benefici al popolo americano e migliorare la sua qualità di vita. I vostri Progetti non soddisfano questi criteri.”
Gli scopi dei molti Progetti – che includevano negli studi anche la partecipazione di genitori e membri della comunità con le proprie voci ed esigenze – erano:
- Aumentare l’assunzione dei vaccini nelle diverse età della vita, in diversi contesti geografici e condizioni cliniche
- Aumentare l’assunzione dei vaccini sia nelle aree urbane che rurali: integrando la comunità, l’assistenza di base e l’attività ospedaliera
- Aumentare l’assunzione dei vaccini nei soggetti ad alto rischio per malattie prevenibili con i vaccini, quali bambini piccoli, soggetti con malattie croniche, componenti di gruppi razziali ed etnici storicamente emarginati come gli Indiani Americani, i nativi dell’Alaska e la popolazione nera.
Questa decisione non poteva capitare in un momento peggiore. Dopo la pandemia da Covid-19 la copertura vaccinale di routine per i bambini è calata, e non si è ancora ristabilita sui livelli pre-pandemia. Gli US sono nel mezzo di ricorrenza del morbillo, che continua tuttora ad espandersi rapidamente. Non solo: dall’ottobre 2024, ci sono stati 160.000 ricoveri per RSV, con 8.600 morti. La stagione influenzale è la peggiore in dieci anni, con 540.000 ricoveri e 23.000 morti fino a marzo, mentre la copertura da vaccino antiinfluenzale è diminuita in tutte le classi di età.
Sebbene il sentimento contrario ai vaccini esista sin da quando esistono i vaccini stessi, la ricerca sull’esitazione vaccinale è partita negli anni ’90 e 2000. I primi risultati hanno evidenziato i dubbi sulla sicurezza dei vaccini come problema più importante, i pregiudizi cognitivi come fattori che influenzano la decisione di non vaccinarsi, le conseguenze individuali e sociali dovute al rifiuto vaccinale, e l’influenza che i pediatri esercitano sull’atteggiamento dei genitori.
Un ulteriore lavoro basato su questi primi risultati ha portato a una definizione chiara di “esitazione vaccinale”, agli strumenti per misurare e tracciare questo fenomeno, nonché a studi clinici per stabilire l’efficacia degli interventi sull’esitazione vaccinale dei genitori. Mentre 30 anni fa non si sapeva molto sul modo di aiutare genitori esitanti a sentirsi a posto e fiduciosi nel vaccinare i propri figli, oggi i medici hanno a disposizione diverse strategie di comunicazione basate sull’evidenza. I ricercatori in questo campo oggi sanno che il sostegno e l’aumento dei tassi di copertura vaccinale esigono l’integrazione di metodi e discipline diversi, oltre a quelli tradizionali: la sanità pubblica, la politica sanitaria, la medicina, la legge, l’epidemiologia, e che la pediatria deve andare avanti di pari passo con la psicologia, l’antropologia, la sociologia e le scienze politiche; infine l’etica, e gli interventi comportamentali, con le loro implicazioni economiche, sono altrettanto critici che l’epidemiologia. Questa interdisciplinarietà è un’innovazione importante per il miglioramento dell’accettazione dei vaccini, problema nella lista delle 10 maggiori minacce alla salute globale formulata dalla WHO. Il taglio dei fondi non solo ferma tale innovazione, ma toglie priorità alla scienza, non importa quanto fondamentale sia per la salute e la sicurezza delle persone. Esistono dei valori sui quali negli ultimi 30 anni si è fondata una scienza rigorosa, cioè: credere che nel governo, nella sanità pubblica, nella medicina, nella società tutti vogliano prevenire le malattie nei bambini, specialmente quelle che possono condurre alla morte o alla cronicità; tutti vogliano che le famiglie abbiano l’informazione che percepiscono come necessaria per prendere le decisioni sulla salute dei loro figli; tutti vogliano dei vaccini sicuri ed efficaci. Non si può non investire in una scienza rigorosa e non si può tenere separata la scienza da questi valori.
Riferimenti
Douglas J. Opel et al. Viewpoint. The Future of Research on Vaccine Uptake at the National Institutes of Health. JAMA, March 31, 2025. doi:10.1001/jama.2025.4725
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