I virioni di SARS-CoV-2 sono costituiti da un singolo filamento di RNA, coperto da un doppio strato di natura lipidica (molto sensibile al sapone) e da un guscio in cui sono presenti numerosissime protuberanze (spicole). Penetrato nella cellula, il virus ne utilizza le risorse per creare migliaia di copie di sé. La cellula infettata si autodistrugge (apoptosi) riversando il virus all’esterno, con successiva diffusione nell’organismo
Sappiamo che SARS-Cov-2 è responsabile di una malattia (COVID-19) che può manifestarsi con differente gravità: del tutto asintomatica, soprattutto nei giovani, e ad andamento molto severo in altri soggetti, tra cui chi è già sofferente per altre patologie. Tale ampia variabilità ha spiazzato scienziati e clinici e, ad oggi, non è del tutto chiarita.
Recentemente, la stampa ha segnalato i risultati iniziali di uno studio coordinato da Su H., ricercatrice presso il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) di Bethesda (USA); la ricerca ha coinvolto anche ricercatori di Ospedali italiani (Brescia, Monza e Pavia) dove, come noto, è risultato elevato il numero di decessi per COVID-19 grave. Obiettivo dello studio era scoprire se risultati clinici cosi disparati fossero correlati a fattori genetici che potessero condizionare negativamente la risposta immunitaria dell’ospite.
I ricercatori hanno scoperto che soggetti con malattia severa presentano varianti in 13 geni che rivestono un ruolo critico nella difesa del nostro organismo contro virus influenzali, e che il 3,5% delle cellule immunitarie non produce Interferon di tipo 1, generalmente presente in risposta a SARS-CoV-2.
Inoltre, esaminando circa 1000 pazienti con polmonite in corso di COVID-19 si sarebbe scoperto che in fase iniziale più del 10 % possedeva autoanticorpi contro l’Interferon, con conseguente blocco della sua funzione. Sembra infatti dimostrato che la produzione insufficiente o ritardata di Interferon nella primissima fase dell’infezione sia responsabile dell’evoluzione severa della malattia. In sintesi, i ricercatori avrebbero evidenziato che l’andamento grave dell’infezione dipende da risposta immune inefficace: tale risposta sarebbe condizionata, da una parte dalla presenza di autoanticorpi che bloccano la funzione di Interferon, dall’altra da mutazioni geniche con funzione cruciale nel proteggere le cellule, e di conseguenza l’organismo, dall’azione dei virus.
Riferimenti
Scientists Discover Genetic and Immunologic Underpinnings of Some Cases of Severe COVID-19. https://www.niaid.nih.gov/news-events/news-releases