Chiusa la prima fase del Progetto sull’ottimizzazione dell’uso degli antibiotici in ospedale


Si è conclusa la prima fase, definibile come conoscitiva, del Progetto sull’ottimizzazione dell’uso degli antibiotici in Ospedale.

In questa fase sono state analizzate le principali caratteristiche della terapia antibiotica nei primi 10 mesi del 2022 in 3 diverse realtà di ricovero degli ospedali della ASL Città di Torino: in particolare, nei reparti della Medicina Interna del Presidio S. Giovanni Bosco (MIC 2), nella Geriatria del Presidio Maria Vittoria/Birago di Vische, nella Divisione di Malattie Infettive I dell’Amedeo di Savoia.

Si espongono alcuni risultati ed alcune considerazioni preliminari.

Nel periodo in oggetto (01/01 – 31/10/2022), i pazienti ricoverati sono stati complessivamente 2.425. Di questi, 1.405 (58%) hanno eseguito almeno una terapia antibiotica. Questa percentuale è stata sovrapponibile nei reparti di Medicina e Geriatria (compresa tra 54,2 e 56,4%), mentre è risultata significativamente più elevata (72,8%) in Malattie Infettive, in accordo con la specifica tipologia ed indirizzo del reparto in oggetto. I maschi sono stati il 54%, le femmine il 46%.

L’età media dei pazienti in terapia antibiotica era di 76 anni nelle Medicine (range21-98 aa), di 85 anni in Geriatria (range 65-101 aa), di 70 anni in Malattie Infettive (range:17-96 aa); una popolazione, quindi, tutta di età decisamente elevata.

La durata media della terapia è stata di 8,2 giorni nelle Medicine, di 7,9 giorni in Geriatria, di 7,8 giorni in Malattie Infettive (escludendo i pazienti in terapia antitubercolare, che hanno durate assai più elevate: 23 giorni).

Complessivamente, le prescrizioni in terapia mirata, ovvero quella in cui l’antibiotico viene somministrato dopo un isolamento microbiologico (da sangue, urine, escreato, essudato, drenaggio, etc..) è stata intorno al 10%, mentre le terapie empiriche, somministrate in assenza di dati microbiologici ed in base alla sola presentazione del quadro clinico, assommano al restante 90%.

Le classi antibiotiche più utilizzate sono state i β-lattamici (Penicilline, Cefalosporine e Carbapenemi), sempre intorno al 50% delle prescrizioni, tranne che in Malattie Infettive (35%), seguite da Glicopeptidi (circa 10%, in genere Vancomicina, usata anche per via orale nel trattamento della colite da Cl. Difficile), da Macrolidi (circa 5%, quasi sempre Azitromicina) e da Fluorochinoloni (tra 2 e 11% delle prescrizioni). Il Carbapenemico Meropenem è utilizzato in circa l’8-10% delle prescrizioni, mentre i Fluorochinoloni sono più utilizzati nelle Medicine (percentuali variabili tra 5 e 11%) e molto poco in Geriatria (2,3%), in accordo con l’incidenza più elevata di effetti collaterali all’aumentare dell’età. Queste ultime due classi di antibiotici, particolarmente importanti per la possibile selezione di ceppi resistenti, dimostrano quindi un uso relativamente contenuto, anche se, in particolare per il Meropenem, ancora piuttosto elevato. Il pattern prescrittivo in Malattie Infettive risulta leggermente diverso, anche in considerazione di un 16% complessivo di prescrizioni relative alla sola terapia antitubercolare.

Tutte le terapie antibiotiche vengono richieste attraverso un programma informatizzato che prevede, per accedere alla possibilità prescrittiva, l’identificazione empirica (quando non disponibile l’esito microbiologico per iniziare una terapia mirata) della possibile sede dell’infezione, prima come Apparato (respiratorio, digerente, urinario, cardiovascolare, tessuti molli, sepsi, etc..) e poi come possibile Diagnosi (polmonite, endocardite, peritonite, ascesso, pielonefrite, etc…). L’identificazione, quindi, dell’Apparato e della relativa diagnosi si associano ad una maggiore possibilità di appropriatezza della terapia antibiotica, sia per scelta di una specifica molecola, sia per dosaggio, durata e modalità di somministrazione (ev, orale, topica). In questa prima fase del progetto, i risultati dimostrano come la mancata identificazione dell’Apparato e della diagnosi (è possibile prescrivere in questi casi selezionando la voce Altro) possa variare tra il 40 ed il 5% nei diversi reparti, a dimostrazione di una estrema variabilità nell’adesione al percorso richiesto nel programma da parte del medico prescrittore. Comunque, le patologie più frequentemente trattate hanno compreso le patologie respiratorie (in particolare BPCO e polmoniti), quelle urinarie (basse vie), le sepsi (di cui in circa 1/3 dei casi non viene ipotizzata l’origine).

La successiva fase del progetto prevede l’implementazione del programma informatizzato con l’inserimento di indicazioni di terapia antibiotica empirica per le principali diagnosi suddivise per Apparato, in modo che il prescrittore possa, al momento della richiesta, visualizzare in una apposita finestra associata alla diagnosi, le raccomandazioni aziendali di terapia antibiotica specifiche per quella singola patologia. Queste raccomandazioni, elaborate da clinici, infettivologi, microbiologi e farmacisti, tengono conto delle più recenti indicazioni di letteratura internazionale e nazionale, di gruppi ad hoc regionali, del prontuario farmaceutico aziendale e dei dati locali di antibiotico-resistenza desunti dai risultati trasmessi dal Laboratorio di Microbiologia. La rivalutazione dei medesimi dati raccolti nella prima fase, dopo il periodo di implementazione ed incontri di formazione con i medici dei reparti, permetterà di valutare l’efficacia del progetto, in termini di miglioramento dell’accuratezza prescrittiva, per scelta di molecole e durata della terapia, comparsa di effetti collaterali (in particolare enterite da Clostridium Difficile) e, in un arco più ampio di tempo, andamento delle resistenze antibiotiche.