In questi ultimi anni l’attivismo anti-vaccino si è trasformato da sottocultura marginale a movimento sempre più organizzato e in rete con importanti ripercussioni sulla salute pubblica. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente amplificato la disinformazione. Gli attivisti anti-vaccino, che per molti anni hanno parlato principalmente a comunità di nicchia esitanti sull’obbligatorietà delle vaccinazioni infantili, hanno utilizzato i media tradizionali e i social media per diffondere menzogne sull’immunoprofilassi anti COVID-19 e prendendo di mira anche comunità etniche storicamente emarginate. Tali sforzi hanno contribuito ad aumentare il numero di persone esitanti nel sottoporsi a vaccinazione anti COVID-19, tanto che oggi si ritiene sia molto più diffusa la diffidenza nei confronti della vaccinazione in genere. Si tratta di una posizione molto pericolosa perché mette a rischio strategie ben consolidate di Sanità Pubblica.
Evoluzione dell’attivismo anti-vaccino
Negli USA, dove il fenomeno è ben monitorato, l’attivismo anti vaccino si è sviluppato principalmente attraverso tre modelli:
- Prima della pandemia, l’attivismo era in genere allineato con l’identità politica conservatrice: influenti comitati esercitavano pressioni per modificare leggi dello Stato e cercando di promuovere candidati politici conservatori con posizioni anti vaccino. Tale mutualismo ha consentito l’accesso a denaro, influenzato le politiche e ampliato il pubblico di adepti. In era pre pandemica i messaggi degli attivisti variavano tra preoccupazione per l’impatto su salute e sicurezza (vi sono state affermazioni secondo cui i vaccini provocano l’autismo!!!) e attenzione filosofica sulla libertà del medico e sui diritti dei genitori. Tale spostamento ha contribuito a trasformare un movimento in crescita in termini più propensi ad attirare gli interessi di conservatori e libertari: per questi soggetti il consenso scientifico su sicurezza, efficacia e benefici della vaccinazione era di minor valore rispetto alla difesa della propria libertà e, di conseguenza, anche di indesiderate interferenze del Governo.
- Un secondo elemento è stata la diffusione in rete di tale attivismo. In fase pre pandemica gli attivisti anti vaccino hanno ampiamente sfruttato i social media per formare opinioni, ottenere alleati e influenzare la politica. In Stati come la California, organizzazioni per la libertà sanitaria si sono confederate e successivamente diffuse anche in altri Stati creando account di social media molto attivi: erano condivisi punti di vista comuni, veniva mantenuta la disciplina della messaggistica e potenziata la reciproca promozione in modo da dimostrare che il movimento fosse oramai diffuso a livello nazionale. Tutto ciò ancora prima che scoppiasse la pandemia.
- Operatori sanitari e di Sanità Pubblica sono stati progressivamente travolti da discorsi populisti antiscientifici (specialmente dai media di destra!): molestie, minacce fisiche e violenze da parte di attivisti non sono mancate nei confronti di chi era pubblicamente coinvolto in politica o forniva interviste a favore del vaccino.
Impatto di COVID-19 sul movimento anti-vaccino.
Nel 2020, a livello internazionale, l’emergere di COVID-19 è servito da acceleratore, contribuendo a trasformare un movimento di nicchia in una forza più potente. Mentre il precedente attivismo era concentrato su genitori e scuole, la diffusione globale della malattia ha messo a disposizione un pubblico preoccupato molto più ampio. Con il progredire della pandemia, gli attivisti hanno capitalizzato il malcontento generato dalle misure di contrasto (distanziamento fisico, chiusura delle scuole, obbligatorietà della vaccinazione e uso della mascherina) e unendosi a gruppi di destra si sono opposti ad interventi di Sanità Pubblica facendo appello alla libertà sanitaria e minimizzando la gravità di COVID-19.
L’inizio della sperimentazione del vaccino COVID-19 ha offerto agli attivisti l’opportunità di screditare il processo di sviluppo e di valutazione del vaccino. Sono stati messi in discussione i processi e diffusi dubbi tra chi aveva scarsa conoscenza sull’argomento o non aveva fiducia nel Sistema Sanitario. Al lancio della campagna vaccinale hanno minato la fiducia del pubblico, che voleva essere informato prima di sottoporsi a vaccinazione, evidenziando presunti effetti collaterali (e teorie del complotto). Tra gli effetti avversi indotti dal vaccino, hanno frequentemente utilizzato la miocardite a dimostrazione di come non funzionassero i sistemi di sicurezza. Inoltre, la messagistica è stata rimodellata per entrare in maggior risonanza con un pubblico particolare: non solo coloro che si opponevano all’obbligatorietà del vaccino ma anche gruppi maggiormente isolati all’interno della società ( popolazione immigrata). Attraverso messaggi veniva potenziata la sfiducia nelle istituzioni sanitarie e alimentata la preoccupazione sugli effetti collaterali tra cui, anche, l’infertilità nelle donne.
Sui social media, gran parte delle informazioni si sono diffuse attraverso reti di influencer: tra questi, alcuni erano attivisti anti – vaccino di lunga data, altri avevano un pubblico interessato a temi differenti quali il benessere, la politica, la genitorialità o altri ambiti. Alcuni tra tali influencer hanno tratto profitto da questa situazione: hanno guadagnato vendendo libri e prodotti anti vaccino ma sono arrivati anche a fondare comitati d’azione incentrato sulla libertà sulle scelte per la salute.
Sensazionalismo, indignazione e controversie sono spesso strumenti efficaci per attirare l’attenzione del pubblico e aumentare, coinvolgere o monetizzare in seguito. Il tono rancoroso con cui spesso si affronta il tema della risposta di Sanità Pubblica alla pandemia ha coinvolto nuovi attori, oltre agli esperti di parte: politici, influencer del benessere, personaggi dello sport, celebrità e persino medici, scienziati e accademici, hanno assunto ruoli visibili nel discutere di libertà sanitaria e diffondendo affermazioni false e fuorvianti su efficacia o sicurezza del vaccino anti COVID-19. La pandemia è pertanto servita ad aumentare notevolmente il numero di voci che danno forma alla conversazione pubblica sui vaccini.
Con la mitigazione della pandemia si è ridotta l’attenzione dei media sulle campagne vaccinali, ma non si sono dispersi gli influencer e quel pubblico che ha trovato convincente la disinformazione su COVID-19 . Basandosi sui propri successi hanno preso di mira gli sforzi di vaccinazione condotti dai governi: in alcuni stati USA gli attivisti stanno cercando modificare i requisiti per le vaccinazione di routine nelle scuole, per inserire nella legislazione il diritto naturale e inalienabile a non essere vaccinati, o per vietare l’obbligatorietà del vaccino anti COVID-19 tra i requisiti di ammissione alla scuola. Nessuna di tali proposte si è trasformata in legge, ma è molto probabile che lo sia in futuro perché l’attivismo è molto aumentato anche a livello locale. Di qui la necessità che a livello di sindacati e consigli scolastici sia presente chi difende con slancio e convinzione la vaccinazione.
Cosa fare?
È necessaria un’azione immediata per contrastare tali dinamiche e rispondere al movimento. Comunità sanitarie, scientifiche e politiche devono rendersi conto che le campagne anti vaccino sono collegate in rete. Negli USA messagistica anti vaccino e attivismo politico possono attivarsi rapidamente a fini legislativi o di protesta utilizzando gruppi che difendono la libertà sanitaria e che sono presenti in ogni Stato. Questi gruppi o individui, anche se entità distinte, amplificano reciprocamente i contenuti dei social media e gli inviti all’azione, condividendo messaggi e opinioni secondo cui l’obbligatorietà dei vaccini viola la libertà individuale. Al contrario reti di comunicazione in Sanità Pubblica sono tendenzialmente isolate; gli stessi operatori deputati alla comunicazione spesso lo fanno in modo individuale. A livello Nazionale la tanto necessaria promozione vaccinale è spesso sottofinanziata e frequentemente sopraffatta dal prevalere dell’attivismo anti vaccino. Influencer rilevanti o individui con un ampio seguito sui social media sono raramente incorporati nella comunicazione a favore della Sanità Pubblica. Inoltre, per quanto i medici debbano rappresentare i principali promotori della vaccinazione, alcuni (pur in posizioni accademiche o nominati dai governi) hanno generato, attraverso i media, sfiducia nella vaccinazione anti COVID-19.
Misure che affrontino la cattiva informazione devono avere un approccio che coinvolge l’intera società: le agenzie sanitarie dovrebbero collaborare con diverse parti interessate, tra cui università, società civile e settore privato.
Innanzitutto lo sviluppo di comunità in rete in grado di raggiungere il pubblico al momento giusto, nel posto giusto e con il giusto messaggio. Obiettivo: anticipare messaggi ben finanziati e amplificati dal movimento anti-vaccino. Tale azione comporta un cambiamento del modello di comunicazione in Sanità Pubblica, l’uso di informatori credibili, una rete ampia, diversificata e coordinata di esperti in messaggistica e di influencer. Tra le parti interessate, vanno coinvolti leader di comunità locali, storicamente emarginati o di differente credo religioso, in quanto possono condividere l’informazione con il loro pubblico specifico. Un approccio così aggregato e coordinato può contrastare efficacemente l’azione di attivisti.
In secondo luogo, l’input dovrebbe essere sollecitato anche al di fuori delle strutture di Sanità Pubblica. Sono infatti necessarie differenti competenze per contrastare attivisti e gruppi o individui che influenzano o monetizzano attraverso la disinformazione. Collaborazioni interdisciplinari e intersettoriali sono essenziali per sviluppare risposte efficaci. Un esempio da seguire è rappresentato da Virality Project, ricerca globale mirata ad approfondire le dinamiche della disinformazione emerse con la pandemia.
Infine le comunità in rete devono essere coordinate in modo da contrastare al meglio la lotta anti vaccino. Narrazioni sulla libertà vanno separate dagli atteggiamenti anti vaccino: compito non facile e che richiede voci diverse e fidate che sottolineino il valore dell’azione collettiva per garantire guadagno in salute pubblica e sicurezza economica. L’attivazione di reti per aiutare persone che subiscono molestie fornirà alle vittime il supporto credibile di professionisti. Costruire iniziative coordinate in rete è una sfida, ma la posta in gioco è troppo alta per essere ignorata. Senza sforzi concertati si dovrà affrontare un fardello sempre crescente di morbilità e mortalità a causa di una società sempre meno protetta da malattie contagiose e maggiormente dubbiosa sull’efficacia dei vaccini.
Riferimenti
Carpiano R M et al. Confronting the evolution and expansion of anti-vaccine activism in the USA in the COVID-19 era. The Lancet, March 18, 2023. DOI: https://doi.org/10.1016/S0140-6736(23)00136-8 https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(23)00136-8/fulltext
Virality Project. https://www.viralityproject.org/