Ai primi di settembre i Centers of Disease Control and Prevention (CDC) hanno fornito nuove indicazioni sulla vaccinazione anti COVID-19; in pratica si considerano “aggiornati”:
- bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 anni vaccinati con dosi multiple, inclusa 1 dose di vaccino COVID-19 aggiornato
- persone di età => 5 anni che hanno ricevuto 1 dose di vaccino Pfizer-BioNTech o Moderna COVID-19, oppure 2 dosi di vaccino Novavax COVID-19 di ultima generazione.
I vaccini COVID-19, aggiornati al 2023-2024, sono più strettamente mirati al lignaggio XBB della variante Omicron. La dose di richiamo ha l’obiettivo di ripristinare la risposta anticorpale che con il tempo tende a diminuire, e protegge dalla malattia grave, dal ricovero in ospedale e dalla morte. In caso di recente infezione, la vaccinazione potrebbe essere ritardata di 3 mesi. Non esiste alcuna raccomandazione preferenziale per l’uso di un vaccino COVID-19 rispetto ad un altro.
Pertanto, come per altre malattie prevenibili con vaccino, una persona si considera “protetta” se è “aggiornata” con le vaccinazioni raccomandate.
Il vaccino è comunque sempre raccomandato quando:
- Il rischio personale per malattia grave è elevato
- Vi è rischio di trasmettere la malattia a contatti stretti
- A livello locale è elevato il numero di ricoveri per COVID-19
- La variante più diffusa di COVID-19 è quella che attualmente causa la malattia.
Nonostante le recenti indicazioni, ricercatori, medici, epidemiologi si chiedono quanto in valore aggiunto possa apportare il vaccino in persone giovani e sane. La situazione attuale è ben diversa da quella degli anni 2020-2022, quando c’erano pochi dubbi sulla necessità del vaccino per tutti per ridurre malattie gravi e decessi. Oggi, esistono buoni motivi e un ragionevole spazio di discussione tra il considerare inutile il richiamo e il raccomandarlo a tutti.
Cosa scegliere alla luce di uno scenario mutato?
Tutti i vaccini approvati o autorizzati da FDA (Food and Drug Administration) si basano sull’inoculazione della proteina spike di SARS-CoV-2, tramite RNA messaggero (mRNA). Man mano che il virus muta, la proteina spike viene modificata. Attualmente i nuovi vaccini contengono la proteina spike XBB 1.5 derivata dalla variante Omicron, emersa a livello globale nel novembre 2021: la speranza è che il picco anticorpale indotto da XBB 1.5 conferisca protezione contro i ceppi attualmente circolanti.
Ecco alcune riposte a domande che molti di noi potrebbero porsi:
- Le ultime varianti sono sensibili alla risposta immunitaria innescata dai recenti booster?
Nelle ultime settimane di agosto circolavano in USA varianti derivate dal ceppo XBB1.5 (varianti EG.5 e FL 1.51): i produttori degli attuali vaccini (Pfizer e BioNTech, Moderna e Novavax) hanno comunicato che le nuove formulazioni innescano forti risposte anticorpali contro tali ceppi. Tuttavia, una recentissima nuova variante (BA.2.86) ha ricevuto molta attenzione da parte dei ricercatori, in quanto la sua conformazione permetterebbe di evitare l’azione anticorpale; tale effetto negativo sarebbe però controbilanciato dal fatto che il ceppo non si trasmette molto bene, e che sarebbe sensibile ad anticorpi indotti da altre varianti XBB.
- Quale protezione ci si deve aspettare dal booster?
L’obiettivo principale dei vaccini è prevenire malattia grave, ospedalizzazione e morte: i risultati delle varie ricerche mostrano chiaramente che i richiami proteggono per un certo periodo. A partire dal settembre 2022, con l’entrata in commercio del booster bivalente ne è stata valutata l’efficacia nel proteggere adulti (età media 76 anni) dal ricovero ospedaliero e da malattia grave. È emerso che, rispetto ad una popolazione di controllo non vaccinata, la protezione arrivava rispettivamente al 62% e al 69% nei primi 60 giorni dalla vaccinazione, ma che tale effetto tendeva a ridursi nei successivi 2 mesi.
- Cosa succede in soggetti immunizzati da precedenti infezioni?
È oramai noto che la maggior parte della popolazione è stata sia vaccinata che infettata, forse più volte. Molti ricercatori ritengono che l’immunità ibrida possa svolgere un ruolo importante nella protezione; infatti, nonostante la maggior parte delle persone non riceva il booster, il tasso di malattia grave rimane molto basso. Pertanto, persone sottoposte a vaccinazione di richiamo nel 2023 e successivamente contagiate da COVID-19 potrebbero non ricevere da un altro booster una protezione extra nei confronti della malattia grave.
- Conosciamo abbastanza sul valore del booster?
È importante ricordare che il gold standard della ricerca sui vaccini è quello di condurre studi randomizzati e controllati che monitorano in modo prospettico le persone immunizzate, e ne misurano l’efficacia. Questo tipo di studi richiede che un gran numero di partecipanti sia seguito per mesi, con costi molto elevati, spesso difficili da sostenere. Inoltre, non va sottostimato il rischio che, in corso d’opera, circolino varianti diverse da quelle per cui era stato messo a punto il vaccino e che, di conseguenza, i risultati finali siano di dubbio significato. Pertanto, nonostante i limiti, probabilmente anche studi osservazionali possono dare risposte sull’efficacia relativa del booster. D’altra parte, nel caso di vaccini antinfluenzali i ricercatori non conducono studi randomizzati, in quanto il virus dell’influenza si sposta molto velocemente: vengono fatte ipotesi plausibili su quale ceppo utilizzare, e sperano per il meglio. La valutazione sull’efficacia viene poi acquisita attraverso indagini retrospettive.
- Persone a rischio di malattia grave dovrebbero ricevere la dose booster?
Tutti i ricercatori concordano sul fatto che la dose booster deve essere raccomandata a soggetti anziani, immunocompromessi o con condizioni mediche che li rendono particolarmente suscettibili ai danni indotti dal virus. Con il richiamo si ottiene una protezione per 4 – 6 mesi, associata a beneficio clinico significativo; è tuttavia probabile che in tale popolazione il richiamo debba essere ripetuto nel corso dell’anno.
- Quali svantaggi potrebbero esserci nel raccomandare la dose booster a tutte le fasce di età?
Può essere fuorviante raccomandare a tutti la dose booster. Pediatri del gruppo consultivo di FDA sui vaccini si oppongono alla raccomandazione di ampliare l’area dei soggetti da vaccinare. L’obiettivo del vaccino è prevenire la malattia grave; pertanto non si può chiedere di vaccinarsi a persone che, in assenza di prove, non corrano tale rischio. Ragazzi di 12-17 anni già vaccinati con tre o due dosi, e che hanno superato l’infezione, saranno ricoverati in ospedale? Chi è stato vaccinato e ha superato COVID possiede una immunità ibrida, immunità considerata maggiormente protettiva. Diverso è il discorso per i soggetti anziani, nei quali la raccomandazione ha un peso ben maggiore e non deve passare inascoltata.
- Quali vantaggi potrebbero esserci nell’ampliare la raccomandazione?
Per le persone meno vulnerabili i vantaggi, anche se modesti, potrebbero superare i rischi. Sappiamo infatti che SARS-CoV- 2 può causare malattie gravi in ogni fascia di età, anche in persone che non presentano fattori di rischio. L’importante è far passare un messaggio che renda maggiormente accettabile la dose di richiamo, così come già avviene per il vaccino antinfluenzale. Eliminare gli aspetti politici, o discussioni subentranti di esperti attraverso i media, probabilmente eliminerà l’esitazione nel sottoporsi alla dose booster.
- La dose di richiamo potrebbe proteggere da “Long Covid”?
Alcune prove suggeriscono che la vaccinazione protegge da “conseguenze post-acute”, che vanno da complicanze cardiache sino a sintomi cronici e persistenti caratterizzanti Long Covid. Uno studio su 30.000 persone che si sono infettate dopo essere state immunizzate avrebbe dimostrato che la vaccinazione prima dell’infezione riduce del 15% il rischio di Long Covid; l’effetto sarebbe maggiormente evidente per complicanze riguardanti le basse vie respiratorie e la coagulazione.
- La dose booster potrebbe proteggere altri dal contagio?
La risposta è positiva, in quanto la dose di richiamo riduce la carica virale in persone che si infettano e, di conseguenza, la quantità di virus che si diffonde ad altri. In periodo di riaccensione epidemica si potrebbe pensare al richiamo in persone che per vari motivi sono a stretto contatto con anziani o soggetti maggiormente vulnerabili.
In sintesi, gli esperti concordano sul fatto che le vaccinazioni di richiamo aiuteranno i più vulnerabili, mentre c’è poco consenso su quali altre categorie di persone potrebbero trarne beneficio. Sembrerebbe non esistere una risposta definitiva semplice, corretta, migliore. Alla luce di quanto è oggi noto, appare molto probabile che debba essere la singola persona a dover decidere cosa preferire.
Riferimenti
Jon Cohen. Should I get a COVID-19 booster? Science Insider. September 8, 2023. https://www.science.org/content/article/should-i-get-covid-19-booster
CDC. Stay Up to Date with COVID-19 Vaccines. October 4, 2023. https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/vaccines/stay-up-to-date.html
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