Dopo l’arrivo della variante Omicron, si sta registrando in tutti i Paesi una progressiva riduzione del numero di casi. La gente si sta chiedendo: Quando arriverà la nuova impennata? Che forma assumerà?
Al momento non è possibile conoscere con certezza quando una variante diventerà dominante, o se sarà una variante con caratteristiche che preoccupano (Variant of Concern, VOC), vale a dire con capacità di diffondere più rapidamente, di eludere la risposta immunitaria, o di provocare una malattia severa.
I ricercatori stanno monitorando una serie di sotto-varianti che si contendono il predominio. Al momento tutto avviene rapidamente; le variabili in gioco sono numerose e lo scenario futuro non si può predire con certezza.
Omicron porrà fine alla pandemia?
Da come si sono manifestate le dinamiche virali, è probabile che il futuro si presenti in questo modo: nuove varianti si diffonderanno ad intervalli di pochi mesi l’una dall’altra.
Attualmente il lignaggio Omicron BA.1 è stato sostituito da un altro (BA.2) più trasmissibile, ma non sostanzialmente differente dal ceppo originale comparso a inizio 2022. L’alta diffusibilità in una popolazione in gran parte immunizzata, perché vaccinata o perché ha superato la malattia, ha provocato una malattia lieve, se non inapparente, che ha contribuito a potenziare la risposta immune. Conseguenza diretta è il progressivo calo di nuovi contagi, dinamica comune per tutti i patogeni virali. La diffusione rapida renderà meno fattibili gli sforzi di sorveglianza genomica di SARS- CoV-2, motivo per cui in futuro saranno necessarie settimane per rendersi conto che è emersa una nuova variante.
La prossima variante causerà una malattia grave?
Omicron ha meno probabilità di causare malattie gravi rispetto a precedenti Variants of Concern, caratteristica che ha contribuito a mitigare l’impatto della sua dilagante diffusione. Si è speculato che il virus possa evolvere verso un ceppo in grado di provocare una malattia lieve: tuttavia il percorso evolutivo di SARS-CoV-2 è ancora poco chiaro. Nuove Variants of Concern non si sono evolute dalla dominante precedente, ma sono emerse da lignaggi separati; al momento non vi è alcuna garanzia che la prossima variante dominante germogli dal ramo “mite” di Omicron. E’ possibile che successive varianti possano appartenere a lignaggi Alfa o Delta, provocando una risposta immunitaria in grado di spazzar via Omicron
I ricercatori non conoscono ancora fino a che punto la relativa mitezza di Omicron dipenda dalla presenza dell’immunità contro SARS-CoV-2, piuttosto che dalle proprietà intrinseche del virus stesso. Man mano che una parte maggiore della popolazione mondiale viene vaccinata e/o infettata, è probabile che l’immunità sia potenziata, e così anche la resilienza contro COVID-19 grave.
Esistono differenze nel comportamento della variante Omicron: studi su animali, ad esempio, hanno evidenziato che ha meno probabilità di provocare danno polmonare rispetto a quelle presenti ad inizio pandemia. Se varianti di futura comparsa mantengano o meno tali caratteristiche non è possibile dire: ciò che si sa è che SARS-CoV-2 è imprevedibile.
I vaccini proteggeranno da varianti emergenti?
Le 54 mutazioni nel genoma di Omicron (e in particolare le 34 raggruppate a livello delle proteina virale spike) riducono la capacità degli attuali vaccini di prevenire l’infezione. La protezione contro COVID-19 grave sembra essere rimasta, e probabilmente ha contribuito a far sì che la malattia si manifestasse in forma lieve; è pertanto probabile che l’immunità mediata dal vaccino protegga da future Variants of Concern. Le mutazioni a livello della proteina Spike sembrano indebolire la risposta anticorpale: tuttavia non pare modificarsi la capacità di cellule immunitarie T di riconoscere il virus, di distruggere le cellule infette e, di conseguenza, di limitare la successiva diffusione del virus.
I linfociti T potranno riconoscere future varianti?
Se, come osservato per Omicron, gli anticorpi giocano un ruolo meno rilevante nell’immunità anti SARS-CoV-2 rispetto ai linfociti T, l’arrivo di una variante in grado di eludere la sorveglianza di questi ultimi costituirà un vantaggio importante in termini di sopravvivenza. Nei virus influenzali, la capacità di sfuggire all’immunità mediata da cellule T si sviluppa gradualmente nel corso degli anni: sarà da confermare se ciò possa verificarsi anche per SARS-CoV-2.
Ad oggi è difficile predire come l’immunità della popolazione possa modellare il corso della pandemia, in quanto i fattori che condizionano la risposta immunitaria sono sempre più complessi. Le persone, infatti, potrebbero aver ricevuto uno di una serie di vaccini, o una combinazione di vaccini, o esser state infettate da una o più varianti, con o senza vaccinazione.
Alcuni ricercatori hanno evidenziato che esposizioni multiple a SARS-CoV-2 (tramite vaccinazione o infezione) amplificano sia la risposta anticorpale che la risposta di cellule immunitarie B; concludono affermando che se più persone, attraverso meccanismi diversi, sono esposte a SARS-CoV-2, all’emergere di Variants of Concern l’impatto della malattia potrebbe essere inferiore.
Altri studi hanno evidenziato che persone vaccinate e poi infettate da Omicron hanno dimostrato una importante risposta anticorpale; tali anticorpi potrebbero attaccare e neutralizzare più varianti di SARS-CoV-2, oltre a Omicron (reattività crociata). La risposta anticorpale non è invece così elevata in persone infettate da Omicron, ma non precedentemente esposte al virus tramite infezione o vaccinazione; è pertanto presumibile che queste persone non siano particolarmente protette dall’arrivo di Variants of Concern.
In conclusione, sulla risposta immune a SARS CoV-2 molte cose ancora non si conoscono, ma molte altre sono state chiarite. I dati a disposizione continuano ad indicare l’importanza della vaccinazione: la risposta immunitaria è rafforzata e potrà essere cross-reattiva anche nei confronti di future nuove varianti.
Riferimenti
Ledford H. The next variant: three key questions about what’s after Omicron. Nature. 28 February 2022. https://www.nature.com/articles/d41586-022-00510-y
Bednarski E. et al. Antibody and memory B-cell immunity in a heterogeneously SARS-CoV-2 infected and vaccinated population. https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2022.02.07.22270626v1
Richardson SI. et al. SARS-CoV-2. Omicron triggers cross-reactive neutralization and Fc effector functions in previously vaccinated, but not unvaccinated individuals. https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2022.02.10.22270789v1