Il futuro della salute per l’umanità


Come “Misure” sulla popolazione mondiale si riflettono sulla salute globale

Predire il futuro è cosa estremamente aleatoria. Il tempo si prende gioco dei profeti, ma si può quanto meno tentare di abbozzare a grandi linee il destino dell’umanità. L’ultimo rapporto intitolato “Prospettive della Popolazione Mondiale 2022”, pubblicato recentemente dall’ONU, getta un’occhiata provocatoria su quello che potremmo aspettarci nel corso di questo secolo. Il dato più clamoroso è che la popolazione mondiale raggiungerà un picco di 10,4 miliardi nel corso degli anni 2080, e si stabilizzerà su  tale livello fino al 2100. A novembre 2022, ci saranno sul nostro pianeta 8 miliardi di persone e, nel  2050, si arriverà a 9,2 miliardi. Nella graduatoria delle nazioni, l’India sorpasserà la Cina come Paese  più popoloso nel 2023. Questi numeri riflettono il dato, non molto pubblicizzato, che il tasso di crescita globale della famiglia umana è sceso sotto l’1% per la prima volta dal 1950.

Da questa analisi, l’ONU arriva a diverse conclusioni per la salute delle persone.

  • Primo, sebbene l’aspettativa globale di vita continui a crescere, permangono ampie disuguaglianze. Nel 2019 l’aspettativa di vita nei Paesi meno sviluppati del mondo era di circa 7 anni sotto la media globale di 72,8 anni. Un altro dato che si dimostra uniformemente ubiquitario è quello che l’ONU definisce “svantaggio maschile” nell’aspettativa di vita, variando dai 7 anni in America Latina ai quasi 3 in Australia e Nuova Zelanda
  • Secondo, in tutte le società è in aumento il numero di soggetti anziani, sia in termini assoluti che percentuali. La percentuale di soggetti di età uguale o maggiore a 65 anni è destinata probabilmente ad aumentare al 16% nel 2050, rispetto al 10% del 2022.  Il riflesso sulla salute è chiaro e pressante. Non solo la copertura sanitaria universale è la sfida più importante per le società che invecchiano, ma i Servizi sociali diventeranno essenziali per proteggere l’autonomia e la dignità dei più anziani
  • Terzo, COVID-19 ha avuto molteplici effetti sulle popolazioni, dalle importanti restrizioni agli spostamenti, alle fluttuazioni nel numero di gravidanze e nascite. La pandemia ha portato a una caduta dell’aspettativa di vita globale nel 2021 (da 72,8 anni del 2019 a 71,0 anni), sebbene ci si possa aspettare un rimbalzo nei prossimi anni.

Questi numeri devono tuttavia essere presi con cautela. L’Institute of Health Metrics (che si occupa dei parametri numerici della salute) ha previsto che nel 2100 la curva della popolazione mondiale sarà in discesa, attestandosi infine su un livello di 8,8 miliardi. Ma, anche se si possono rilevare pareri diversi tra i vari esperti, alcuni problemi dominano il quadro indipendentemente dall’esattezza dei numeri sulla popolazione mondiale.

Quali condizioni potrebbero incidere sulla salute?

Un punto critico riguardo alla salute è il “dividendo demografico”, con cui si intende una fase di rapida crescita economica che fa seguito a cambiamenti nella distribuzione delle età all’interno di un popolo, per esempio una fetta di popolazione giovane e non-indipendente meno numerosa di quella in età lavorativa. Alcuni Paesi dell’Africa sub-Sahariana vedranno nei prossimi anni un rapido aumento della loro popolazione in età lavorativa, e così sarà anche per alcune nazioni dell’Asia e dell’America Latina. Se tale opportunità si combinasse  con una situazione politica stabile,  una società civile in pace e con investimenti consistenti nella sanità e nell’educazione, il risultante stimolo alla crescita economica creerebbe degli spazi fiscali per ulteriori investimenti nel campo della salute. Un tale favorevole dividendo non sussiste per i paesi di Europa e Nord-America.

In una prospettiva planetaria, la relazione tra popolazione e crisi climatica è presa in considerazione solo superficialmente nel rapporto ONU. La mutata geografia dell’umanità e gli spostamenti migratori che inevitabilmente si verificheranno nei decenni futuri porteranno a trasformazioni nei sistemi urbani, nutrizionali e sanitari. Le  forze che spingono i movimenti umani attraverso il globo sono ineluttabili e devono essere accettate e gestite, non ignorate o combattute.

Quali sono le implicazioni pratiche dei numeri presentati dalle Nazioni Unite?

L’ONU sostiene che “politiche dirette a ridurre la fertilità avrebbero scarso impatto sul ritmo di crescita globale “. Questa conclusione può rispondere a verità da un punto di vista puramente statistico. Infatti, con queste considerazioni meramente quantitative le Nazioni Unite hanno perso un’occasione per ribadire l’importanza di promuovere e dispensare servizi e politiche per migliorare la salute sessuale e riproduttiva, nonché i diritti delle persone. Investire nei diritti delle donne, dall’accessibilità ai moderni metodi di contraccezione all’educazione delle ragazze, può portare importanti vantaggi non solo per le stesse donne e ragazze, ma anche per le società nel loro insieme. L’ONU dovrebbe essere in prima fila nell’attivismo in favore delle donne. In un mondo in cui i venti gelidi del conservatorismo cercano di riportare indietro di decenni il progresso per l’uguaglianza di genere, la voce di una ONU indipendente che rappresenti gli interessi della gente, non dei politici, non è mai stata così importante.