Immunità di gregge a COVID-19. Quanto è “abbastanza”?


Quando SARS-CoV-2 ha iniziato a diffondersi, praticamente nessuno era immune. Non incontrando resistenza, il virus si è rapidamente propagato nelle comunità. Per fermarlo è necessario che una percentuale significativa della popolazione sia immune: ma qual è questa percentuale, e come possiamo raggiungerla?

Che cos’è l’immunità di gregge?

Si parla di Immunità di gregge quando una larga porzione della popolazione (il gregge) diventa immune a una malattia, rendendo così improbabile la sua trasmissione da individuo a individuo. Il risultato è che l’intera popolazione viene protetta da quella malattia, e non solo quelli che hanno sviluppato l’immunità. Tale porzione, espressa in % della popolazione, si definisce SOGLIA dell’immunità di gregge. Il valore della soglia non è assoluto: varia generalmente tra il 50% e il 90%, a seconda di quanto è contagiosa la malattia. Inoltre, l’evoluzione virale e i cambiamenti delle interazioni reciproche tra i membri della popolazione durante l’epidemia possono far aumentare o diminuire il valore soglia. Bisogna ricordare che: al di sotto della soglia, il grado di immunità della popolazione (espresso dal numero dei vaccinati + i guariti) può avere in ogni caso un effetto positivo: come, al di sopra della soglia, possono comunque verificarsi casi di infezione.

Immunità di gregge in altre malattie infettive

Alcuni esempi sono rappresentati dal vaiolo (dichiarato scomparso a livello mondiale), dalla poliomielite (rara e limitata ormai a pochi Paesi), dal morbillo: tutte malattie una volta molto comuni e temibili. L’immunità di gregge è stata raggiunta grazie ai vaccini. Può capitare di vedere ancora da qualche parte focolai di malattie prevenibili con i vaccini in comunità con copertura vaccinale bassa. Un esempio è il focolaio di morbillo scoppiato a Disneyland nel 2019.

Alcuni virus, come quello influenzale, mutano nel tempo per cui gli anticorpi formatisi in seguito a una infezione proteggono solo per un periodo limitato di tempo (per l’influenza, meno di un anno). Nel caso di SARS-CoV-2, se si comporta come altri coronavirus che infettano l’uomo, possiamo aspettarci che la durata dell’immunità indotta dalla malattia sia dell’ordine di mesi/anni. Il livello di immunità, tuttavia, sarà più basso in individui con il sistema immunitario indebolito, come gli anziani: in ogni caso, è improbabile che duri per tutta la vita. Questo è il motivo per cui è necessaria la vaccinazione anti-Covid-19.

Quanta immunità di gregge è abbastanza?

Come in tutte le altre infezioni, ci sono due strade per arrivare all’immunità di gregge: l’infezione e la vaccinazione. Ma qual è il “numero magico” che dobbiamo raggiungere per tornare finalmente a uno stile di vita pre-pandemia?  Sin dall’inizio, il numero stimato da molti epidemiologi (e tutt’ora  di riferimento anche per WHO)  per mantenere bassa la velocità di diffusione senza restrizioni comportamentali, è tra 60% e 70% di popolazione immune. Anche se è impossibile conoscere con certezza il valore esatto finchè non lo raggiungiamo e la diffusione del virus si ferma, è molto importante averne una stima attendibile: questo dà alla popolazione un indizio concreto  di quando possiamo sperare di comportarci di nuovo liberamente. Recentemente, una figura autorevole di riferimento non solo per  gli USA, il dr. Anthony Fauci, ha incominciato ad innalzare gradatamente la soglia stimata.  Nei primi giorni della pandemia egli tendeva a citare lo stesso 60-70% della maggioranza degli esperti. Già all’inizio del 2021 però, nel corso di interviste televisive, ha incominciato a parlare di “70 -75%”. E più avanti, su CNBC News, ha citato addirittura “75-80- 85 percento” o “ da 75 a oltre 80%.” Come mai? Interrogato in proposito, il dr. Fauci ha dichiarato di aver deliberatamente innalzato a poco a poco il valore, in parte basandosi sui dati sull’andamento della pandemia, e in parte sul suo “sentimento” che la gente sia finalmente pronta per sentirsi dire ciò che lui realmente pensa. Per quanto duro sia da accettare, ha affermato, lui crede che ci voglia una immunità prossima al 90% della popolazione per fermare questo virus, similmente a quanto è necessario per spegnere un focolaio di morbillo. Gli epidemiologi più autorevoli tendono oggi a dargli ragione: il primo range dichiarato (60-70%) era senza dubbio troppo basso. Infatti, se il virus muta diventando più contagioso, mentre si allentano le restrizioni, questa soglia non permetterebbe assolutamente di tornare pienamente alla vita normale. Fauci dice di aver esitato ad aumentare pubblicamente la sua stima perché molti americani sembravano indecisi sul vaccino, ma ora che i sondaggi mostrano un numero crescente di cittadini che si è convinto e sembra addirittura ansioso di essere vaccinato, ha “sentito” che era venuto il momento di comunicare l’amaro messaggio che il ritorno alla normalità potrebbe richiedere più tempo del previsto. “Dobbiamo essere umili a questo proposito”, ammette Fauci: “ In realtà non sappiamo qual è la cifra giusta. Io penso che la soglia più attendibile stia in qualche punto tra 70 e 90%, e con questo non dico che debba essere per forza il 90%”. Nonostante l’avvertimento del dr. Fauci, alcuni sondaggi riportano ancora un 20% di Americani che non vogliono sottoporsi alla vaccinazione anti-COVID-19. In pratica, è gara aperta tra infezione e vaccinazione: vaccinare più persone possibile prima che contraggano l’infezione (e la trasmettano ad altri).

Arriveremo mai all’immunità di gregge?

Sì – e sperabilmente più presto che tardi, visto l’aumento della produzione e distribuzione dei vaccini. Abbiamo oggi diversi vaccini efficaci, ed altri entreranno in campo. Si spera che all’inizio del prossimo inverno abbastanza gente sarà vaccinata almeno per prevenire un’altra ondata quale abbiamo visto l’anno scorso. Ma questo scenario non è garantito: ci sono in gioco molti fattori che rendono difficile prevedere il futuro. Nuove varianti potenzialmente capaci di aumentare la trasmissibilità del virus, cambiamenti nel nostro comportamento mentre la pandemia si trascina, e gli effetti stagionali che possono contribuire a ridurre la trasmissione con clima caldo. Condizione imprescindibile è una imponente diffusione della vaccinazione, riguardante tutte le età e tutte le razze, tutte le città, i villaggi e le zone remote, in tutte le nazioni. Dato che l’umanità è così interconnessa, un focolaio ovunque può portare ad una ripresa dei contagi ovunque.

Che cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?

Il problema è globale. Fintanto che nel mondo restano popolazioni non vaccinate, SARS-CoV-2 continuerà a diffondersi e a mutare, con conseguente emergenza di nuove varianti. Un richiamo vaccinale può diventare necessario se compaiono varianti in grado di eludere la risposta immunitaria indotta dai vaccini attualmente in uso. All’umanità si richiede uno sforzo enorme e costante nel tempo. Ma anche dopo è improbabile che SARS-CoV-2 scompaia: continuerà a infettare i bambini e quelli che non sono stati vaccinati: probabilmente dovranno essere aggiornati i vaccini, e dei richiami somministrati su base regolare. Tuttavia, è probabile che le ondate di drammatica ripresa cui stiamo assistendo, per esempio in India, alla fine si esauriscano proprio perché in futuro la popolazione immune sarà sempre più numerosa. Certamente non ci sarà uno “herd immunity day” in cui la vita ritorna immediatamente normale, ma questo approccio ci fornisce la migliore possibilità di battere la pandemia.

Riferimenti

D’Souza G. and Dowdy D. What Is Herd Immunity And How Can We Achieve It With COVID-19? Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, April 6, 2021. https://www.jhsph.edu/covid-19/articles/achieving-herd-immunity-with-covid19.html

Donal G. McNeil Jr. How Much Herd Immunity Is Enough? The New York Times, April 2, 2021. https://www.nytimes.com/2020/12/24/health/herd-immunity-covid-coronavirus.html