Iodo povidone intranasale e inattivazione di SARS-CoV-2


In soggetti sintomatici e asintomatici per COVID-19, SARS-CoV-2 in carica elevata è stato identificato a livello delle cellule ciliate di rinofaringe e orofaringe: come noto, tali cellule esprimono in superficie l’enzima di Conversione dell’Angiotensina 2 (ACE2), principale recettore per SARS-CoV-2.  Cellule nasali e dell’orofaringe hanno un ruolo preponderate nella patogenesi della malattia: il virus, grazie alla clearance muco-ciliare, raggiunge i polmoni mescolato a secrezioni provenienti dall’orofaringe e, in tale sede, può condizionare una differente espressione della malattia in rapporto alla quantità di virus introdotta.

In ambito otorinolaringoiatrico (ORL), la riduzione della trasmissione di SARS-CoV-2 si è concentrata sull’uso di barriere fisiche, oltre che di decontaminanti per sterilizzare le cavità nasali. Tra i differenti protocolli viene raccomandato l’uso intranasale di Povidone Iodio (PVP-1), data la comprovata efficacia in vitro nei confronti di SARS-CoV e MERS (Sindrome Respiratoria Medio Orientale) sino a concentrazioni di 0,23% e, del tutto recentemente, anche verso SARS-CoV-2. Modelli sperimentali avrebbero evidenziato che:

  • Soluzioni all’1,25% di PVP-1, somministrate per brevi periodi, non sembrerebbero interferire sulla clearance muco-ciliare  
  • In soggetti con rinosinusite cronica, concentrazioni inferiori (0,08%) possono essere somministrate per mesi senza che si manifestino effetti avversi e/o interferenze sulla clearance muco-ciliare o sull’olfatto.

Per ottenere maggiori informazioni sulla riduzione della diffusione del contagio da SARS-CoV-2 in ambito ORL, Frank e coll., presso i Laboratori dell’Institute for Antiviral Research at the Utah State University, hanno avviato una ricerca mirata a valutare l’efficacia  di formulazioni con PVP-1 per uso intranasale.

Quali risultati ha evidenziato la ricerca?

PVP-1, in soluzione acquosa e a varie concentrazioni, è stato messo a contatto in vitro con SARS-CoV-2, ceppo USA-WA1 / 2020.  Ogni singola concentrazione è stata testata in parallelo con etanolo al 70% (controllo positivo) e con sola acqua (controllo negativo).  Si è rilevato che:

  • Il contatto per 15 secondi con antisettici contenenti PVP-1 riduce la carica virale; tale riduzione è meno netta con etanolo al 70% e del tutto assente con la sola acqua
  • L’ inattivazione di SARS-CoV-2 è evidente sino a concentrazioni dello 0,5%, dopo appena 15 secondi di contatto
  • La somministrazione nasale favorisce una efficace diluizione da parte di secrezioni nasali (componente acquosa 95%), mucina (rilasciata da cellule caliciformi e ghiandole sottomucose), oltre che tamponi fisiologici, quali residui di degenerazione cellulare e/o frammenti extracellulari di acidi nucleici. Tali detriti favoriscono l’eliminazione dello iodio e, a livello locale, abbassano la concentrazione effettiva di PVP-1
  • Soluzioni di PVP-1 vanno utilizzate a concentrazioni inferiori a quelle che danneggerebbero la clearance mucociliare, ma lievemente superiori al livello minimo biocida. Gli autori propongono:
    • In procedure chirurgiche nasali, formulazioni acquose allo 1,25%: l’inattivazione virale si verificherebbe nell’arco di 15 secondi. Inoltre, a tali concentrazioni l’assorbimento di iodio è praticamente trascurabile
    • Operatori sanitari potrebbero insegnare ai pazienti ad effettuare la decontaminazione prima di sottoporsi ad intervento chirurgico: insieme alla riduzione intra nasale della carica, si potrebbe prevenire la diffusione del virus nelle sale di attesa e in altre aree comuni
    • Per la profilassi in operatori sanitari, potrebbero esser prese in considerazioni irrigazioni nasali con PVP-1 ogni 4 ore, o ogni qualvolta in ambiente ad alto rischio si indossi o si rimuova la maschera.

Vi sono rischi con l’uso giornaliero di PVP-1?

Al momento è dimostrato che la somministrazione intranasale di PVP-1 allo 0,08% per un massimo di 7 settimane non si traduce in patologie della tiroide. Tuttavia va sottolineato che

  • Test di funzionalità tiroidea dovrebbero essere effettuati se viene programmata la somministrazione intranasale per tempi superiori ai 3 mesi
  • PVP-1 intranasale è controindicato in pazienti allergici allo iodio, con patologia tiroidea, in terapia con iodio radioattivo e/o in donne in gravidanza
  • Gli operatori sanitari dovrebbero utilizzare solo soluzioni di PVP-I disponibili in commercio, a concentrazioni appropriate, oppure soluzioni diluite, da preparare giornalmente, conservare in frigo e da scartare a fine giornata
  • Soluzioni commerciali di PVP-I, a concentrazioni acquose dal 5% al ​​10%, diventano chimicamente instabili se diluite con acqua, soluzione fisiologica o altri diluenti
  • Formulazioni destinate all’applicazione sulla cute, (per esempio, PVP-1 per scrub pre-chirurgico) non vanno somministrate per via nasale, in quanto possono contenere eccipienti e additivi tossici per le mucose.

In conclusione, a livello di popolazione generale l’inattivazione virale trans nasale impedisce la diffusione di SARS-CoV-2 da persona a persona, oltre che la gravità della malattia in quanto viene ridotta la quantità di virus che raggiunge i polmoni. In ambiente chirurgico, l’irrigazione nasale con povidone-iodio riduce/elimina la carica virale, con conseguente benefico effetto sia sul paziente che sul blocco della diffusione del contagio a livello di struttura sanitaria.  

Riferimenti

Frank S  et al . In Vitro Efficacy of a Povidone-Iodine Nasal Antiseptic for Rapid Inactivation of SARS-CoV-2. JAMA Otolaryngol Head Neck Surg. September 17, 2020. doi:10.1001/jamaoto.2020.3053