A che punto siamo con la prevenzione dell’infezione da HIV


Il primo caso di infezione da HIV è stato diagnosticato nel 1981. Ad oggi sono milioni le persone sieropositive: in centinaia di migliaia sono morte per complicanze correlate all’infezione. Il numero di diagnosi ha continuato ad aumentare, sebbene l’andamento della pandemia abbia sicuramente sottostimato il numero dei nuovi casi. Vi sono persone che per comportamento/stile di vita sono ad elevato rischio di contagio: secondo dati USA, nel 2020, l’80% delle nuove diagnosi ha riguardato soggetti maschi, adolescenti e adulti, e il 18% donne delle stesse fasce di età. Uomini che fanno sesso con uomini hanno il più alto rischio di infezione (68%). Esistono inoltre differenze razziali ed etniche sulla diffusione del contagio: i neri sono più colpiti (42%) rispetto agli ispanici e ai bianchi.

Oggi l’infezione da HIV è curabile, ma non guaribile: per tale motivo che la prevenzione rappresenta un importante problema di salute pubblica, e certamente una priorità clinica. La Profilassi Pre-Esposizione (PrEP), prevede l’assunzione di una combinazione di farmaci attivi contro HIV prima di rapporti sessuali da parte di persone sieronegative a rischio di infezione. PrEP è fortemente raccomandata a:

  1. Adulti e adolescenti sessualmente attivi, che abbiano avuto rapporti sessuali vaginali o anali nei 6 mesi precedenti e che abbiano una delle seguenti condizioni: a) un partner HIV+, b) una malattia sessualmente trasmessa contratta nei sei mesi precedenti, c) una storia di uso non sistematico o occasionale del preservativo con partner di cui non si conosca nulla sul sierostato per HIV.
  2. Persone che facciano uso di droghe per via endovenosa o abbiano un partner HIV+ tossicodipendente con cui si condividono siringa e ago.

Sino ad oggi PrEP si è principalmente basata su emtricitabina-tenofovir disoproxil fumarato (F/TDF) e emtricitabina-tenofovir alafenamide (F/TAF), farmaci altamente efficaci se assunti regolarmente ogni giorno. L’adozione e l’aderenza alla profilassi hanno rappresentato una sfida significativa; molte donne, per motivi sia personali che sociali (come per esempio lo stigma associato all’uso di PrEP) non riescono a mantenere la routine rappresentata dall’assunzione quotidiana. Inoltre, la percezione del rischio di contrarre HIV può variare e, se sottostimata, può conseguire una ridotta aderenza all’assunzione del farmaco.

Recenti studi clinici hanno portato ad una scoperta molto importante: si è dimostrato che un nuovo farmaco, lenacapavir, somministrato due volte all’anno può offrire una protezione efficace contro il virus. Si tratta di uno studio di fase 3, condotto in Sudafrica e Uganda, che ha coinvolto 5338 ragazze adolescenti e giovani donne HIV-negative, assegnate a ricevere lenacapavir sottocutaneo, F/TAF per via orale giornaliero, o un trattamento di controllo attivo con F/TDF.

I risultati sono stati sorprendenti: nessuna delle partecipanti che ha ricevuto lenacapavir ha contratto HIV, mentre 39 infezioni sono state osservate nel gruppo F/TAF e 16 nel gruppo di controllo attivo F/TDF. L’incidenza di base di HIV nella popolazione studiata era di 2,41 infezioni ogni 100 anni-persona. In pratica, lenacapavir ha ridotto l’incidenza del 100% rispetto a quella di base e al trattamento di controllo attivo, dimostrando un’efficacia straordinaria.

Lenacapavir inibisce la formazione di particelle virali attraverso successivi passaggi, il che lo rende un farmaco innovativo, sia in prevenzione che in terapia. Il suo meccanismo d’azione si distingue da quella di farmaci tradizionalmente utilizzati per la Profilassi Pre-Esposizione con azione inibente l’enzima trascrittasi inversa. Questo enzima che consente al virus di convertire il suo RNA in DNA complementare (cDNA), passo cruciale per l’integrazione nel genoma della cellula ospite.

Lenacapavir agisce attraverso tre differenti meccanismi: a) interferenza con l’integrazione del DNA virale nella cellula ospite, con conseguente impossibilità del virus di provocare un’infezione permanente, b) inibizione della formazione dell’involucro virale (capside), struttura proteica che racchiude il materiale genetico di HIV, c) interruzione del rilascio di particelle virali mature da parte della cellula infetta.  Ciò significa che nuovi virus non possono infettare altre cellule e, di conseguenza, propagarsi all’interno dell’organismo.

Altra caratteristica importante è quella di possedere una lunga emivita, che permette la somministrazione sottocutanea semestrale. L’elevata potenza, associata a stabilità plasmatica, garantisce protezione duratura contro HIV.

In sintesi lenacapavir, attraverso un’azione multistadio, riduce drasticamente l’incidenza dell’infezione. Con la somministrazione semestrale vengono superate le difficoltà di aderenza associate ai regimi di PrEP giornalieri sino ad oggi raccomandati: il trattamento diventa più pratico e accettabile per la maggior parte delle persone. Infine, agendo su diversi stadi del ciclo di vita del virus, riduce la probabilità di sviluppare ceppi virali resistenti, evento frequente con farmaci che agiscono su di un unico stadio della replicazione del virus.

Lenacapavir viene somministrato per iniezione sottocutanea, ogni 26 settimane, dopo un carico di due dosi da 927 mg ciascuna.  

Generalmente è ben tollerato ma, come tutti i farmaci, può causare effetti collaterali. I più comuni sono rappresentati da reazione nel sito di iniezione, di grado lieve o moderato, con tendenza a diminuire con il tempo e le iniezioni successive. Reazioni severe sono molto rare (0,2%) e possono portare a sospensione del trattamento. Nel 13-16% dei pazienti possono manifestarsi cefalea di intensità variabile, disturbi gastrointestinali, come nausea e vomito, con frequenza inferiore rispetto a F/TAF e F/TDF. Le anomalie di laboratorio sono poco comuni, e comprendono alterazioni ematologiche o biochimiche. Per quanto riguarda la trasmissione madre-figlio, gli attuali risultati del monitoraggio non avrebbero evidenziato effetti avversi sul feto.

Grazie alla somministrazione semestrale, lenacapavir può superare le difficoltà di aderenza alle attuali, opzioni rappresentate da F/TAF e F/TDF, farmaci che necessitano di assunzione quotidiana. L’effetto protettivo è duraturo, oltre che particolarmente vantaggioso per chi ha difficoltà a seguire una terapia quotidiana.

In tema di effetti collaterali, non sono stati riscontrati problemi di sicurezza significativi: le reazioni nella sede di iniezione sono poco comuni e per la maggior parte di lieve entità. La bassa incidenza di disturbi gastrointestinali, rispetto ai trattamenti giornalieri con F/TAF e F/TDF, rappresenta un ulteriore vantaggio.

Siamo di fronte ad un nuovo successo della ricerca nella prevenzione di HIV: abbiamo una soluzione efficace e pratica, che potrebbe migliorare l’adozione di PrEP, specialmente in contesti ad alta incidenza di HIV. Non dimentichiamo che un più diffuso accesso ad una protezione efficace incide in modo significativo anche sulla trasmissione del contagio.

Linda-Gail Bekker, et al. Twice-Yearly Lenacapavir or Daily F/TAF for HIV Prevention in Cisgender Women. NEJM, July 24, 2024. https://www.nejm.org/doi/10.1056/NEJMoa2407001

Maddalena Saitta. Profilassi pre esposizione per persone ad elevato rischio di contagio da HIV. https://www.aspicodv.com/schede/profilassi-pre-esposizione-per-persone-ad-elevato-rischio-di-contagio-da-hiv/