Nel secolo passato, il miglioramento dell’assistenza sanitaria, dei servizi igienico-sanitari, della dieta e dell’istruzione ha fatto aumentare l’aspettativa di vita, anche se ciò non si è accompagnato ad una concomitante buona salute. Il tempo trascorso senza malattie o malattie gravi è una priorità importante in tutto il mondo; al proposito, il Regno Unito si è impegnato, entro il 2035, ad aumentare di altri 5 anni l’aspettativa di vita in buona salute, senza incidere sulle disuguaglianze sociali. Raggiungere tale obiettivo migliorerebbe contemporaneamente la qualità della vita individuale, aumenterebbe la produttività e la ricchezza nazionale. I responsabili politici hanno poca fiducia che tale traguardo possa essere raggiunto concentrandosi su soluzioni tecnologiche (che promuovono l’indipendenza ma non la salute), o su regimi di dieta ed esercizio fisico, spesso fuori dalla portata di coloro che ne potrebbero trarre maggior beneficio, ma ne sono spesso esclusi a causa di disuguaglianze socioeconomiche.
In linea generale, si è osservato che vi è una scarsa consapevolezza sull’importanza di poter migliorare il processo di invecchiamento. Tale aspetto è allarmante, se si pensa che studi di biogerontologia hanno permesso di identificare alcuni tratti distintivi della senescenza e meccanismi che possono predire l’insorgenza di malattie legate all’età; disponiamo inoltre di risultati preclinici positivi sull’uomo, basati sul targeting di processi che stanno alla base dell’invecchiamento. Ci sono quindi le premesse per prevenire la multi morbilità e le malattie associate all’età; è però necessario un maggior impegno nell’affrontare gli aspetti biologici che sono alla base dell’invecchiamento. Ignorarli comporta costi spaventosi, che sono stati e continueranno ad essere sostenuti dalle persone anziane, a meno che la situazione non si modifichi. La pandemia COVID ne è la testimonianza: forse i risultati sarebbero stati differenti se in precedenza vi fosse stato un forte impegno internazionale per agire sulla senescenza immunologica, migliorandone la funzione.
Appare chiara l’importanza sia di evitare in futuro tali errori, che di riconoscere i benefici economici che ne potrebbero derivare: minori costi sanitari, maggiore produttività da parte degli anziani e maggiori investimenti in aree che fanno riferimento a tale settore. Probabilmente è la complessità percepita della biologia dell’invecchiamento che ha dissuaso i responsabili politici ad affrontarla direttamente; la ricerca accademica in tale area è frammentata e guidata da modelli di finanziamento che premiano la specializzazione e l’attenzione ad una specifica malattia più che la sua prevenzione. Tuttavia, se l’obiettivo è quello di migliorare la salute per tutto l’arco della vita, è necessario siano approfonditi i meccanismi biologici che stanno alla base dell’invecchiamento.
Recentemente, nel Regno Unito, è stata riconosciuta l’importanza di intervenire in tale settore. Lanciato nel marzo 2022, UK Aging Network comprende 11 reti di ricerca che affrontano gli aspetti fondamentali della biologia e della salute dell’invecchiamento in una macro rete nazionale.
L’obiettivo è quello di favorire scambio di conoscenze e ricerca al di là dell’ambito ristretto di singoli progetti; si vuole attingere dalle scienze sociali, umanistiche, economiche, biomediche e fisiche, oltre che da competenze derivate dall’industria, dalla biotecnologia, dal terzo settore e da responsabili politici. L’adesione all’iniziativa è aperta a chiunque sia interessato (persone e organizzazioni); inoltre, si vuole includere la voce di chi vive l’esperienza dell’invecchiamento, per consentire una co-progettazione pertinente su future strategie di ricerca e garantire che interventi promettenti vadano direttamente “dal laboratorio al paziente”.
Attraverso seminari, programmi di formazione, eventi di base e avvio di ricerche, le reti non solo consentiranno l’integrazione di competenze, il lavoro interdisciplinare per generare nuove conoscenze e per fornire soluzioni ai problemi dell’invecchiamento, ma costruiranno capacità di ricerca, attirando scienziati provenienti da differenti discipline del mondo accademico. La diffusione di nuove scoperte e lo sviluppo di nuovi materiali di formazione per una vasta gamma di destinatari, inclusi clinici e responsabili politici, sono infatti fondamentali per garantire che i risultati della ricerca siano rapidamente adottati nella politica e nella pratica.
UK Aging Network, iniziato nel 2022, sarà finanziato per 2 anni: i risultati positivi delle reti dovrebbero guidare gli investimenti per sostenerle e farle crescere e, con la progressiva espansione, favorire l’inclusione di colleghi da tutto il mondo. I promotori dell’iniziativa sono pronti ad accogliere input, suggerimenti e supporto da parte di coloro che desiderano contribuire a migliorare la salute nel corso della vita e, nello specifico, a prolungare l’aspettativa di vita in buona salute.
Riferimenti
Lynne S Cox, Richard G A Faragher. Linking interdisciplinary and multiscale approaches to improve healthspan-a new UK model for collaborative research networks in ageing biology and clinical translation.
Lancet Healthy Longevity 2022 May; 3(5):e318-e320. doi: 10.1016/S2666-7568(22)00095-2 https://www.thelancet.com/journals/lanhl/article/PIIS2666-7568(22)00095-2/fulltext
UK Aging Network. https://www.ukanet.org.uk/