La prevenzione di SARS-CoV-2 è mediata dalla presenza di anticorpi in grado di neutralizzare il virus. Con la vaccinazione si induce una risposta anticorpale che protegge dall’infezione: ma quanto dura tale protezione? La domanda non ha ad oggi risposte chiarificatrici, mentre un po’di più si conosce su ciò che avviene in soggetti che hanno superato COVID-19.
Dopo 6-15 giorni dalla comparsa di infezione da SARS-CoV-2 vengono prodotti anticorpi specifici (Immunoglobuline IgG) in risposta alla proteina Spike di SARS-CoV-2 (S), alla nucleoproteina (N) e al Dominio del Binding Recettoriale (RBD). La proteina S, che contiene RBD, si lega alla cellula ospite tramite il recettore ACE-2 favorendo la penetrazione endocellulare del virus. La proteina N ha invece un importante ruolo nel potenziare la trascrizione e l’assemblaggio di nuove particelle virali.
Esperimenti in vitro hanno evidenziato che anticorpi anti S e anti RBD neutralizzano SARS-CoV-2; l’effetto protettivo è stato dimostrato anche nell’animale dopo trasferimento passivo di anticorpi monoclonali o di siero di convalescente. Si è anche dimostrato che anticorpi neutralizzanti indotti da tipi di Coronavirus differenti da SARS-CoV-2 e responsabili di malattie nell’uomo, possono persistere 2-3 anni dopo l’infezione, specie in pazienti che sono stati ospedalizzati; inoltre, recentemente si sarebbe dimostrato che la sieropositività è rilevabile anche dopo 12-17 anni dall’infezione.
Data la relativamente recente comparsa di SARS-CoV-2 , non sono attualmente disponibili informazioni attendibili sulla persistenza temporale di anticorpi specifici.
Su questo tema Grandjean L e coll. hanno intrapreso uno studio prospettico longitudinale (Co-Stars study) con l’obiettivo di valutare la cinetica e la durata degli anticorpi in soggetti che avevano superato COVID-19: sono stati arruolati 3679 operatori sanitari ed è stata valutata in parallelo la cinetica di anticorpi diretti contro la proteina Spike (S), il Dominio del Binding Recettoriale (RBD) e la nucleoproteina (N). Lo screening su partecipanti sieropositivi è durato circa 7 mesi; inoltre, attraverso l’applicazione di due differenti modelli statistici (Gamma Distribution) gli AA hanno cercato di predire traiettorie anticorpali basate sia sul presunto persistente decadimento, sia sulla contemporanea produzione anticorpale da parte di plasmacellule di lunga vita.
Lo studio ha evidenziato che:
- Dopo infezione sintomatica il 95% degli operatori sanitari presenta anticorpi anti proteina S a 200 giorni dall’infezione. Inoltre, in base al modello statistico adottato è presumibile che la stessa proporzione rimanga positiva per anti S sino a 465 giorni, ma anche in modo permanente ( visione più ottimistica fornita dal modello di decadimento gamma). Tale aspetto è funzionalmente molto importante in quanto, in esperimenti in vitro, anti S e anti RBD di lunga durata si correlano con la neutralizzazione del virus.
- Anticorpi anti N tendono a scomparire più rapidamente avendo un emivita di 60 giorni. Ciò ha importanti implicazioni su test diagnostici, modelli epidemiologici e decisioni di sanità pubblica in quanto la stima della siero prevalenza di SARS-CoV-2 si basa sul dosaggio di anticorpi anti N. Tale fatto spiega anche come talvolta in Paesi travolti dall’epidemia si possano inaspettatamente registrare basse stime di prevalenza.
- Resta da chiarire fino a che punto e a quale soglia gli anticorpi rilevabili nel lungo termine siano protettivi, limitino la trasmissione o semplicemente attenuino la gravità della malattia. Inoltre, per determinare con precisione la durata dell’immunità devono essere ben definiti test che misurino risposte cellulari di linfociti T della memoria e di linfociti B. Allo stesso modo, poiché le risposte anticorpali a livello delle mucose possono svolgere un ruolo importante nella risposta immunitaria protettiva complessiva, specie in fase iniziale d’infezione, devono anche poter essere valutate durata e capacità neutralizzante delle immunoglobuline presenti a livello delle mucose (IgA di superficie) .
In conclusione, lo studio avrebbe dimostrato che nel 95% dei soggetti che hanno superato la malattia gli anticorpi anti proteina Spike (S) sono rilevabili sino a 200 giorni dall’infezione. Con l’applicazione di modelli statistici è presumibile che la proporzione resti tale a 465 giorni, ma anche che si possa raggiungere un plateau persistente di livelli misurabili. Il mantenimento nel lungo termine di anticorpi anti S e anti RBD ha importanti implicazioni per quanto riguarda l’immunità protettiva dopo infezione naturale; resta da chiarire se lo stesso effetto si può ottenere con gli anticorpi anti S indotti dai nuovi vaccini
Riferimenti
Grandjean L et al. Long-Term Persistence of Spike Antibody and Predictive Modeling of Antibody Dynamics Following Infection with SARS-CoV-2. Clinical Infectious Diseases, 04 July 2021. https://academic.oup.com/cid/advance-article/doi/10.1093/cid/ciab607/6314536