Qualcuno sta lottando contro i danni da fumo di tabacco.
La Nuova Zelanda lancerà un Piano per eliminare il fumo e rendere la vendita di tabacco completamente illegale. Il cardine è l’introduzione di una generazione senza fumo (Smokefree Generation): a chiunque sia nato dopo l’1 gennaio 2009 sarà vietato l’acquisto di derivati del tabacco. I fautori dicono che il Piano è realizzabile e realistico; i critici che la decisione potrebbe ritorcersi contro, rendendo affascinante e allettante il divieto di fumare, alimentando un “mercato nero” già fiorente, simile a quello dell’alcol negli Stati Uniti un secolo fa sotto il proibizionismo.
Il mondo sta a guardare: Malesia e Danimarca appoggiano la scelta. I sostenitori dei diritti dei fumatori la considerano un attacco alle libertà personali, mentre i piccoli rivenditori neozelandesi temono di esser messi fuori mercato. Esperti legali, oppositori del fumo, hanno espresso preoccupazione per la natura discriminatoria della decisione: una generazione senza fumo significherà che il divieto di acquisto di tabacco avrà valore per alcuni adulti neozelandesi, ma non per altri di poco più anziani. Altri sostengono che gli effetti sulle libertà personali saranno modesti e molto meno sostanziali della riduzione dei costi sanitari dovuti al fumo: in un piccolo Paese come la Nuova Zelanda, dove la maggior parte della popolazione non fuma più, i dati del Ministero della Salute indicano che ogni anno le morti attribuibili al fumo sono circa 5000: di queste, 2000 sono correlate a tumori, di cui 1200 al cancro dei polmoni.
Il Piano ha tre componenti principali
- Riduzione del 95% del numero di punti autorizzati alla vendita di prodotti del tabacco
- Obbligo di vendita di prodotti a basso contenuto di nicotina
- Sigaretta elettronica (SVAPO) come misura di riduzione del danno.
Le modifiche saranno implementate nell’arco di alcuni anni per arrivare, nel 2025, alla Smoke-free Generation. Chiunque sia nato a partire dal 1 gennaio 2009 non potrà mai acquistare legalmente sigarette. Il Governo afferma che nel tempo risparmierà 5,25 miliardi di dollari neozelandesi in spese sanitarie. Nel frattempo ha stanziato 36,6 milioni di dollari in 4 anni per aumentare i cosiddetti Servizi di contrasto alla dipendenza da fumo.
Il Piano sarà efficace?
Non tutti sono convinti.
- Esperti di Diritto affermano che questo tipo di approccio viola il principio fondamentale che le leggi dovrebbero applicarsi equamente a tutti. “Quello che si vuole da un regime legale è l’uguaglianza. Il proibizionismo non ha funzionato quando si è provato a impedire il consumo di alcolici: si è creata una rete criminale organizzata che ha richiesto generazioni per essere interrotta….”
- Responsabili dei Servizi doganali della Nuova Zelanda sostengono che probabilmente verrà alimentato il mercato nero dei prodotti del tabacco, già notevole a causa dei prezzi elevati delle sigarette. “Il contrabbando di tabacco è un’opportunità in quanto sono utilizzati gli stessi canali del contrabbando di droga o del riciclaggio di denaro, come evidenziato da indagini che coinvolgono la criminalità organizzata”.
- Esperti di salute pubblica ritengono possibile che gli obiettivi non siano raggiunti nei tempi previsti; tuttavia, se si arrivasse all’endpoint “Fumo Zero” si tratterebbe di un grande risultato. Sottolineano che, in termini economici, l’obiettivo è di ridurre la domanda, non di affrontare l’offerta. “E’ noto che la mortalità da fumo di tabacco si manifesta a partire dai 50 anni. Perché rendere il prodotto facilmente accessibile? È meno facile che si acquisti se quasi tutti i negozi ne sono privi”. Il “mercato nero” viene considerato un problema relativamente piccolo in quanto, essendo un’isola, la Nuova Zelanda può giocare sul suo fisiologico isolamento.
Sono in atto o previste esperienze simili?
Singapore, alla fine degli anni ’90, è stato uno dei primi Paesi a vietare il fumo nella maggior parte dei luoghi pubblici; il divieto è stato ampiamente criticato, ma nel giro di pochi anni è stato emulato in tutto il mondo. La Danimarca ha dichiarato di voler introdurre misure simili: il Ministero della Salute prevede che nessuno dei nati a partire dal 2010 sarà in grado di acquistare prodotti del tabacco. La proposta deve tuttavia essere ancora negoziata in Parlamento, e la Comunità Europea dovrà esprimersi al proposito.
La Nuova Zelanda sta entrando in un territorio in gran parte inesplorato. Il concetto di Smoke-free Generation è stato discusso per anni da attivisti anti-tabacco, ma è la prima volta che un Paese lo renderà legge. Nonostante i noti pericoli del fumo, poche giurisdizioni hanno provato a vietarlo. Il Bhutan, che sin dal 1729 aveva inserito restrizioni sul tabacco, nel 2010 ha approvato una legge che vietava vendita e coltivazione del tabacco. Con la chiusura dei confini per la pandemia COVID-19, il contrabbando è aumentato vertiginosamente, tanto che nel 2021 è stato approvato un emendamento al Tobacco Control Act che revocava il divieto di vendita, affermando che esso non aveva funzionato e che si doveva imparare dall’esperienza.
Nonostante tali esempi, esperti di etica medica affermano che quello della Nuova Zelanda è un’iniziativa di grande portata di cui, al momento, non si può prevedere l’esito: molto dipenderà dai giovani e dal modo in cui sapranno dare un senso alla legge. I costi sanitari del fumo possono giustificare mosse così forti, ma il tentativo di rendere illegale il tabacco si presenta arduo e molto incerto quanto all’esito.
Riferimenti
Chris McCall. A smoke-free generation: New Zealand’s tobacco ban. The Lancet World Report. May 21, 2022. DOI: https://doi.org/10.1016/S0140-6736(22)00925-4