LA STORIA INIZIA…
Nel 1976, due focolai epidemici consecutivi di una febbre emorragica mortale scoppiano in due distinte aree dell’Africa: il primo nello Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, in un villaggio vicino al fiume Ebola, che dà il nome al virus; il secondo si manifesta in quello che oggi è il Sud Sudan, distante 850 km dal primo. Da allora, la maggior parte dei focolai di malattia da virus Ebola sono localizzati in Africa.
Nel periodo 2014-2016, un focolaio iniziato in un’area rurale della Guinea sudorientale si diffonde alle aree urbane e supera rapidamente i confini dello stato trasformandosi, nel giro di mesi, in una epidemia globale. Da allora il virus Ebola è periodicamente segnalato in focolai in aree diverse dell’Africa e solo in casi episodici molto rari fuori del continente. Nel 2021 sono attivi due focolai, nella Repubblica Democratica del Congo e in Guinea.
MALATTIA DA VIRUS EBOLA (EVD)
La EVD, nota anche come febbre emorragica da Ebola, è una malattia rara ma grave e sovente mortale. È causata da 4 specie di un virus a RNA, raggruppate nel genere Ebola, che colpisce l’uomo e alcuni primati, come gorilla e scimpanzé. Non si sa esattamente da dove venga il virus, tuttavia, considerando la natura di virus simili, gli scienziati pensano che origini da animali, probabilmente dall’Africa sub-Sahariana dove si diffonde lentamente in certe popolazioni di scimmie, con i pipistrelli (pipistrelli della frutta) come vettori intermedi. Individui che occasionalmente vengono a contatto con sangue, liquidi corporei e tessuti di animali infetti si ammalano iniziando la trasmissione uomo-uomo. Allo stesso modo, infatti, un altro individuo può infettarsi semplicemente toccando liquidi corporei, o oggetti da questi contaminati, di un malato o di un defunto per EVD.
Il virus penetra attraverso ferite cutanee anche lievi, le congiuntive oculari, le mucose del naso o della bocca. Si può contrarre anche per via sessuale da una persona malata o anche guarita, dato che il virus persiste nello sperma anche dopo la fine della malattia. Ad altissimo rischio sono gli operatori sanitari e gli stretti contatti con gli ammalati. Ebola non è trasmesso da soggetti asintomatici, né da insetti vettori, né da cibo (però, manipolando carne infetta di animali selvatici o animali cacciati ci si può infettare). Ha un basso tasso di infettività, ma genera una malattia molto grave.
MANIFESTAZIONI PATOLOGICHE
Dopo un periodo di incubazione di durata media 8-10 giorni (da 2 a 21), i primi sintomi sono aspecifici (febbre, mal di testa, dolori muscolari, stanchezza), indistinguibili da quelli di molte altre affezioni di tipo influenzale. Successivamente, compaiono febbre alta, vomito con abbondante sangue (ematemesi), diarrea con sangue, segni di malfunzionamento epatico e renale, prostrazione e rapida evoluzione in morte. I tassi di mortalità riportati variano tra 50 e 90% a seconda dei focolai. Il più letale è l’Ebola Zaire, con un tasso di mortalità d 70-90% se non trattato. La guarigione avviene grazie alla terapia di supporto e alla risposta immunitaria del soggetto.
I guariti da Ebola hanno nel sangue anticorpi fino a 10 anni dopo la guarigione, e sembrano essere protetti da una reinfezione casuale del virus. Solo negli ultimi mesi del 2020 la FDA americana ha approvato due farmaci contro il virus, costituiti da anticorpi monoclonali.
IL VACCINO
Il 12 novembre 2019 L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha annunciato al mondo la “prequalificazione” di un vaccino contro il virus Ebola, cioè un vaccino che soddisfa gli standard di qualità, sicurezza ed efficacia necessari al suo impiego clinico. “Con un vaccino prequalificato e trattamenti medici sperimentali, la malattia da Ebola è ora prevenibile e curabile”, questa la solenne dichiarazione di WHO.
I dati sull’ efficacia (>90%) e sicurezza sono stati ricavati da 12 sperimentazioni cliniche su un totale di oltre 350.000 persone e, sul campo, durante l’epidemia del 2014-2016 in Guinea, con l’impiego per uso compassionevole. Quell’annuncio dava il via agli organismi regolatori dei singoli Paesi per procedere alla sua approvazione, e il 19 dicembre la FDA americana lo ha approvato con il nome commerciale di Ervebo® (Merck).
Si tratta di un vaccino monodose a vettore virale (virus della stomatite vescicolare attenuato), replicante, che veicola non il virus intero, ma una subunità del genoma codificante la proteina antigene. È specifico per l‘Ebola Zaire che ha causato la più ampia e mortale epidemia ad oggi. Non protegge né dalle altre specie di Ebola né dai Marburgvirus (responsabili di un’altra febbre emorragica).
Poiché I focolai di Ebola sono relativamente rari e non prevedibili in natura, e la quantità e riserva di vaccino sono limitate, l’uso è riservato per proteggere le persone a più alto rischio di contrarre il virus in caso di focolaio, con una strategia di tracciamento centrifugo “ad anello” che comprende anche i contatti e i contatti dei contatti dei casi infetti. Primi destinatari sono:
- Personale sanitario impegnato direttamente nella lotta a un focolaio
- Personale di laboratorio che lavora su Ebola, e di assistenza nei Centri per il trattamento di Ebola negli USA e in tutto il mondo
- Militari in missione in Paesi dell’area critica
- Viaggiatori verso i Paesi a rischio
Una riserva globale di vaccino è stata istituita a partire da gennaio 2021 sotto il controllo del Gruppo Internazionale di Coordinamento (ICG) per la Fornitura di Vaccini. La riserva è conservata in Svizzera, pronta per essere tempestivamente spedita ai diversi Paesi per la risposta di emergenza in caso di focolaio. Man mano che si rendono disponibili nuovi vaccini tra quelli in sperimentazione, la vaccinazione potrà essere impiegata come prevenzione in una porzione più larga di popolazione.
43 ANNI DI STORIA
Già a partire dai primi anni ’90, la collaborazione tra scienziati americani e tedeschi porta alla messa a punto della tecnica del vettore virale, sfruttando il virus della stomatite vescicolare, senza peraltro l’intento di applicarla a Ebola.
In Canada, il Laboratorio Nazionale di Microbiologia di Winnipeg ha conquistato una meritata reputazione per gli studi su Ebola e altre febbri emorragiche virali, e per aver sviluppato promettenti terapie per la malattia. L’incontro dell’esperienza canadese con quella d’oltreoceano, ha fatto nascere una squadra internazionale di scienziati che hanno lavorato per anni su un vaccino anti-Ebola a vettore virale estremamente efficace nei modelli animali. A livello scientifico si tratta di un grande passo in avanti, ma per anni i ricercatori vedono il loro promettente lavoro scontrarsi con barriere invalicabili.
Il vaccino per uso umano da loro finalmente creato nella speranza di essere usato sul campo non desta l’interesse di alcuna grande casa farmaceutica. Infatti, trattandosi solo di focolai sporadici, queste non sono incentivate a produrre un farmaco per proteggere contro una malattia che emerge solo di tanto in tanto in Paesi poveri. La possibilità di recuperare i propri investimenti appare scarsa, come pure l’opportunità di sottoporre un vaccino sperimentale a test rigorosi. Anche WHO declina l’offerta adducendo come motivo, peraltro vero, che i Paesi dell’Africa sub Sahariana non avevano le infrastrutture per approvare l’uso di un vaccino sperimentale. Gli scienziati rinunciano.
Ma nel 2014 arriva la grande epidemia di Ebola, punto di svolta nella storia del vaccino. Di fronte a questa, ci si rende finalmente conto che questo virus dilagante in Africa probabilmente non è destinato a rimanere sempre lì: “Il mondo ha compreso che questo virus esotico potrebbe diventare una minaccia reale per la salute pubblica, sia localmente sia in una prospettiva globale” (Dr. H. Feldmann, uno degli sviluppatori del vaccino). L’8 agosto 2014 WHO dichiara Ebola un’emergenza globale.
È sempre il Canada a fare avanzare il progetto del vaccino, con un finanziamento sostanzioso che permette di cominciare a lavorare attivamente all’implementazione della sperimentazione e a trattare con le case farmaceutiche per la produzione su larga scala. Il percorso è molto complicato e pieno di ostacoli. Finalmente un’azienda, la Merck, interviene positivamente. Il vaccino, tra molte polemiche legate alla insufficiente sperimentazione secondo gli standard, è inoculato nella popolazione dei Paesi colpiti, con un tasso di successo altissimo.
È stato il primo esempio di uso in emergenza di un nuovo vaccino, un precedente replicato oggi con la vaccinazione anti – COVID-19.
Riferimenti
Branswell H. “Against all odds”: The inside story of how scientists across three continents produced an Ebola vaccine. STAT, 7 Gennaio 2020. https://www.statnews.com/2020/01/07/inside-story-scientists-produced-world-first-ebola-vaccine/
CDC, Centers for Disease Control and Prevention. Ebola (Ebola Virus Disease). https://www.cdc.gov/vhf/ebola/index.html